Ho aspettato quasi la fine del mese di luglio prima di giungere a conclusioni, assolutamente personali, sulla situazione a Milano in questa prima parte dell’estate 2021.
Il quadro che ne emerge, e ripeto per chiarezza che è un pensiero personale, non è di quelli che mi fanno saltare di gioia.
Partiamo da un dato semplice: il traffico. Tolti pochi momenti della giornata, mi pare di girare per Milano come nell’agosto del 1991. Giro in auto, elettrica, per tutto il centro, passo da città studi, fino a tornare in quel di San Siro. Il tempo di percorrenza è al di sotto della media a cui ero abituato.
Mezzi pubblici: anche qui salvo alcuni momenti, potrei sedermi quasi sempre. Fortunato io? Può essere, ma amici che usano i mezzi pubblici per andare al lavoro mi confermano la mancanza dei classici “pienoni”. Ah no, per inciso, non mi lamento. Noto e basta.
Ristoranti e locali: non li giro tutti i giorni, ma in quelle occasioni che ho avuto modo di passare da qualche parte, ho notato, soprattutto nei punti caldi della movida, un certo movimento. In alcuni casi mi è parso anche di vedere gente in attesa del proprio turno.
Arte e cultura: il vuoto cosmico. Non so i cinema, non ho avuto modo di controllare, ma da quanto leggo e vedo parrebbe che tutto quello che ha che fare con questi argomenti, non raccolga ancora il favore di chi è in città. Forse ha ragione un’amica che dice che “arte e cultura qui in Italia non sono ancora considerati un bene primario: ristorante sì, museo no”. Non riesco a darle torto.
Turisti: mi pare di vedere quelli della pubblicità, i “fai da te”. Sono quelli che definisco a costo zero: ostello, panino e tanta strada a piedi. Quelli che, per intenderci un colpo all’economia milanese non lo danno neanche per sbaglio.
E per finire, i milanesi. Dove sono? Mi giungono notizie che la Sardegna ne sta ospitando diversi. Così come altre località di mare. E montagna. D’altro canto con lo smart working, lavorare con i piedi nella sabbia può essere meglio che sotto il tavolo di casa.