Domenica scorsa ha avuto luogo la prima puntata della seconda edizione di Ghe Pensi Mi, il format pensato insieme a WAU Milano e realizzato grazie alla Fondazione Maurizio Fragiacomo.
Ne ho parlato diverse volte, ma faccio un sunto veloce: una volta al mese per un paio di ore in luoghi sempre diversi della città, raccontiamo storia ed arte e sistemiamo quelle piccole grandi cose che possano rendere Milano ancora più bella.
Domenica eravamo alla chiesa di Santa Maria alla Fontana: dopo mesi di zone rosse, finalmente abbiamo avuto modo di poter cominciare questa nuova avventura.
Provo sempre una grande soddisfazione nel raccontare la storia di Milano alle persone che partecipano. Ora: so perfettamente che la stragrande maggioranza dei partecipanti non viene per ascoltare il sottoscritto, ma per darsi da fare con pennello & raschietto e sistemare le cose, così come è evidente che il processo ed il lavoro che porta a poter dar loro questa possibilità di darsi da fare a rendere Milano migliore sia di gran lunga superiore a quello che faccio io, ma mi rimane sempre la felicità di pensare che almeno una persona abbia non dico imparato qualche cosa di nuovo, ma abbia sentito un qualcosa che poi possa a sua volta raccontare.
Perchè alla fine credo che il “segreto” sia proprio questo: incuriosire qualcuno a tal punto che poi lui stesso voglia raccontarlo, facendo girare la “notizia”. E più questo processo diventa lungo, più persone sapranno qualche cosa in più della nostra città.
Da quest’anno con noi anche l’Associazione Guanti Rossi che dà la possibilità a persone con disabilità uditive di seguire i miei racconti attraverso la Lingua Italiana dei Segni: alle due bravissime ragazze che erano al mio fianco, porto anche qui le mie scuse. Non avendo un copione, ma andando a braccio, so che il saltare da Visconti alla seconda guerra mondiale per poi tornare agli Sforza e quindi alla Milano da bere (ripetendo anche elenchi ovviamente in ordini diversi) ha reso il loro splendido lavoro un po’ più difficile del solito.
Foto di copertina di Roberto Cisternino – Milano PhotoLab