Nella mattinata di ieri, 25 agosto, “Le donne afgane ringraziano”, opera dell’attivista Cristina Donati Meyer, ha fatto la sua comparsa davanti alla fontana in piazza Castello a Milano.
L’opera, in legno massiccio con base in ferro del peso di oltre 100 chili, è la statua di una donna con il burqa trafitta su una croce ed è, si legge in una nota, “dedicata alla precipitosa fuga degli occidentali da Kabul, che ha lasciato nelle mani dei tagliagole talebani un intero Paese e, soprattutto donne e bambine, odiate visceralmente dai patriarchi maschilisti e semi analfabeti, fondamentalisti del nulla”.
“Stati Uniti e Europa avrebbero potuto pianificare un ritiro graduale e ordinato, portando prima in salvo le persone esposte a sicura vendetta talebana” dice Cristina Donati Meyer e continua “Invece si è scelto di scappare, lasciando agli estremisti armi ed equipaggiamenti, oltre ad un mare di vittime, soprattutto donne e bambine, da falciare liberamente”
Le donne afgane ringraziano
L’attivista, autrice di “Le donne afgane ringraziano”, precisa che l’installazione dell’opera è avvenuta senza permessi o autorizzazioni dal Comune. E’ un atto artistico assolutamente anarchico, definito dalla Donati Meyer un “artentato”.
La donna si era già fatta notare in passato per le sue pitture e murales. Sua la firma sul dipinto comparso nel 2018 davanti alla prefettura di Milano con Matteo Salvini, allora Ministro dell’Interno, in versione Robocop ed anche il murale sui Navigli, dove il Ministro era raffigurato come un gerarca fascista.
L’anno successivo fu l’autrice di alcuni manifesti ispirati al nazismo creati in occasione del Congresso mondiale delle famiglie tenutosi a Verona. In un murale Salvini picchiava con un manganello Di Maio, mentre in un’altra installazione i due erano raffigurati insieme in fuga su una scialuppa.