Piazza Fontana a Milano è di 12 dicembre, il 12 dicembre a Milano è il ricordo di Piazza Fontana.
Stride, nella voglia di uscire a comprare un regalo per i più piccini, nel clima festivo di una domenica gelida ma di splendido sole, in questi anni pandemici in cui tanto, troppo rischia di passare in secondo piano rispetto alle grandi questioni d’attualità…
Solo Fortunato Zinni è ancora vivo, tra i sopravvissuti di quel giorno spartiacque in cui, come egli sottolinea in una bellissima e lunga intervista rilasciata in questi giorni a sapere.it Milano non ha perso l’innocenza (se mai l’ha avuta, l’ha perduta tempo fa), ma è certamente vero che quella, questa data è impressa nel senso civico di tanti, e il ricordo della bomba e dei drammi successivi sono dentro coloro -come chi scrive- che in quegli anni nascevano al mondo, se non come una perdita di innocenza, certamente come un peso faticoso e nobile da portarsi appresso con la dignità e il rispetto abituali a questa città.
Il mio ricordo personale più forte è del 12 dicembre 1994, venticinquesimo anniversario e stesso sole e gelo d’oggi: da un’ampia aula dell’Università Statale un professore di scienza politica interrompe, entrando, il brusio del quarto d’ora accademico, ci chiede gentilmente di sedere ma invece di iniziare la lezione parte a raccontare di quel giorno… e l’aula diventa un fronte compatto di occhi attenti, sbarrati, e in molti aspiranti storici si legge l’imbarazzo e il senso di colpa di essersi svegliati come se quella fosse stata una
mattina qualunque…
Infine, nella leggerezza innocente di un presagio impossibile, regaliamoci le parole del grande milanese Delio Tessa il quale ci racconta ne “Il caffè della sciora Cechina”, bar-trattoria che esisteva “non so da quando” proprio in Piazza Fontana, davanti all’Arcivescovado, il momento storico (un secolo fa, circa… ) in cui la BNL prese possesso dei locali della sciora, lasciando all’asciutto le ugole di tanti avvocati o di semplici
garzoni.
Piazza Fontana. 12 dicembre
Abitando la Cechina al piano superiore il locale, alcuni avventori presero le scale per bussarle alla porta:
“Ma com’è? L’ha saraa su?”
“Segura, ven denter la Banca”
“Ma che Banca?
“La vostra. La Banca Nazionale dell’Agricoltura”
“E lee?”
“MI desmetti”
Nessuno di loro, né Tessa né la Cechina né gli avventori vissero abbastanza per essere a Milano, il 12 dicembre 1969.
Marco Monguzzi