Ho sempre scritto che, quando si gira per le città, Milano nel nostro caso, bisogna sempre stare attenti ai dettagli, a guardare con attenzione quello che incontriamo strada facendo. A volte ho proprio sottolineato che bisogna girare come dei turisti.
In questi giorni ho però fatto una cosa diversa, vi confesso involontariamente: ho girato Milano come milanese, inteso come persona che vive qui e da anni gira per le vie e le piazze, dal centro alla periferia.
E quello che ho notato, vi confesso anche questo, mi ha un po’ turbato. Sapete quando ci si aspetta qualcosa, ma fin quando non lo si vede, non lo si prova, rimane solo tra le sensazioni?
Ecco quella sensazioni si è trasformata in una brutta realtà. Mi riferisco al fatto che girando qua e là ho visto tante saracinesche abbassate. E non per il fatto che siamo in zona rossa e quindi non possono aprire. Si capisce quando quella saracinesca è abbassata… per l’ultima volta.
Ma quello che proprio a livello visivo mi ha fatto davvero male è aver visto l’ombra delle insegne: quel bordo nero lasciato sul muro da un nome che non c’è più. L’ho documentato tante volte parlando della storia di Milano, ma essere parte di questa storia, è decisamente pesante.
Non so se siamo nel mezzo della pandemia o grazie ai vaccini siamo verso la fine di questo periodo così tragicamente assurdo. Non lo so e non sono in grado di fare previsioni di nessun tipo. So però che tante cose sono cambiate da 12 mesi a questa parte. Voglio convincermi del fatto che molte saranno migliori, ma ci sono giorni in cui questa mio ottimismo vacilla. Ho però consapevolezza che tante cose saranno diverse da come le conoscevo. Ci saranno tante ombre, non solo sui muri della città.