venerdì,22 Novembre,2024
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Santo Stefano Maggiore, la basilica della congiura

Santo Stefano Maggiore si trova nella piazza omonima accanto alla chiesa di San Bernardino alle Ossa.

La sua costruzione risalente al 417 fu voluta dal futuro vescovo di Milano Martiniano Osio che fece innalzare il tempio nel luogo dove era conservata la Pietra degli innocenti. Qui, nel 367, quattro martiri cristiani vennero ingiustamente trucidati sotto l’imperatore Valentiniano I e la pietra fu posta nel luogo della loro sepoltura.

La Pietra è ancora oggi conservata all’interno di Santo Stefano Maggiore, posta sotto una grata di bronzo posizionata nella navata centrale, dove una targa ricorda l’accaduto.

Purtroppo dell’antico edificio non rimane nulla salvo la Pietra degli Innocenti: a causa di un incendio divampato nel 1070 venne distrutto e completamente ricostruito cinque anni più tardi. La nuova basilica fu dedicata a Santo Stefano protomartire. Il secolo successivo venne ampliata con l’aggiunta di un nartece, un atrio posto tra la navata e la facciata di cui oggi rimane unicamente la colonna situata di fronte al campanile.

Santo Stefano Maggiore, la basilica della congiura

La basilica di Santo Stefano Maggiore fu protagonista di un evento di sangue: il 26 dicembre 1476 il Duca Galeazzo Maria Sforza, trentatreenne, venne assassinato. Stava entrando nella chiesa per assistere alle funzioni della festa patronale quando, non appena varcata la soglia, venne pugnalato. Fu una congiura ordita da alcuni nobili a lui vicino che volevano porre fine all’egemonia sforzesca. A memoria di questo sul pavimento della chiesa è posta una targa.

Nel corso del XVI secolo venne edificata la cappella della famiglia Trivulzio, ampliata l’abside e allungata la navata mentre nel secolo successivo fu rifatta la facciata, ampliato l’altare maggiore e ricostruito il campanile.

Nel 2007 il ritrovamento di un documento d’archivio della basilica ha chiarito in modo definitivo quale fosse la città natale di Michelangelo Merisi: il Caravaggio nacque a Milano e non in provincia di Bergamo come alcuni studiosi sostenevano.

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