Naviglio pavese, l’ultimo dei navigli milanesi in ordine di tempo ed il più disperato. In principio è un canale irriguo, scavato nel 1359 probabilmente per alimentare la campagna a sud di Milano portando acqua all’erigenda Certosa di Pavia ed al fossato di Pavia stessa.
E’ Francesco Sforza a pretendere nel 1457 in concomitanza con i lavori del naviglio Martesana, la costruzione di un canale navigabile che collegasse Milano alla città pavese, ma si dovrà aspettare ancora molto tempo. Un nuovo progetto è studiato nel 1579 da Giuseppe Meda senza che si muova un briciolo di terra per oltre 20 anni. Lo stesso Meda non farà in tempo a vedere l’inizio dei cantieri nel 1601.
Si comincia con il ponte che ne segna l’accesso dalla darsena milanese, subito chiamato Ponte del Trofeo per il monumento che il governatore Fuentes vuole costruire per celebrare finalmente la nascita del Naviglio Pavese; peccato che i lavori si bloccano dopo pochi chilometri, complici i costi esorbitanti e la riluttanza dei pavesi verso questo progetto che viene completamente abbandonato, lasciando alla città un canale che finisce nel nulla.
Naviglio pavese: il fratello meno famoso
Ancora oggi, nel nome Conca Fallata si ricorda questa scelleratezza economica del governo spagnolo. Ne riparleranno gli austriaci giusto il tempo di rinunciarci per gli alti costi, e dunque il momento del naviglio pavese deve attendere la volontà perentoria di Napoleone che finalmente apre il cantiere nel 1813. Anche lui non ne vede la realizzazione: poco male perchè il canale è comunque inaugurato il 16 agosto del 1819 dall’Arciduca Ranieri.
Milano ha finalmente il suo collegamento con il mare. Lungo 33 km, resta navigabile fino al 1965. Oggi svolge una fondamentale funzione irrigua, oltre ad ospitare la movida cittadina proprio in prossimità delle sue conche perfettamente restaurate e funzionanti. Ma nonostante questo è considerato il fratello minore del Grande.