Una delle cose più belle che possono capitare a chi fa un lavoro come il mio, è quello di conoscere quasi ogni giorno persone nuove.
Ogni individuo partecipa, a suo modo, ad un arricchimento culturale che non ha eguali: esperienze, abitudini e modi di fare sono un patrimonio che cerco di assimilare ogni volta.
Uno degli incontri che ultimamente mi ha dato più soddisfazione in tal senso, è stato quello con Andrea. Un po’ (tanto) più giovane di me, ha iniziato a lavorare qualche mese fa in un locale vicino a casa.
Capelli raccolti in un codino, baffo importante sempre molto curato, ha impiegato qualche giorno a darmi del tu: per lui è naturale dare del lei ai clienti del locale per il quale lavora. E, per dirla tutta, non solo a chi come me dimostra ahimè una certa età: per Andrea l’educazione viene prima di tutto.
E’ purtroppo tristemente facile leggere, quasi quotidianamente, episodi, a Milano così come in tanti luoghi, in cui è evidente una totale assenza di quella che dovrebbe essere una delle prime cose che si insegnano ai ragazzi: questa benedetta educazione che, a mio avviso, è alla base di qualsiasi cosa.
E trovarmi di fronte una persona, Andrea per l’appunto, che dell’educazione fa la base del suo lavoro, mi ha purtroppo sorpreso. Dico purtroppo perchè è così difficile oggi giorno, vederla, sentirla, viverla, così come fa lui.
Ho riso, ma non avrei dovuto, quando, finalmente passato al tu, mi disse “Stasera passi di nuovo con le signore ed i signori di ieri sera?”. Signore e signori? Ma dove siamo, in televisione con Pippo Baudo, avrei voluto dirgli. Ho sorriso e ho fatto presente che le signore ed i signori sono miei amici e che avrebbe potuto tranquillamente dar loro del tu come aveva cominciato a fare con me. Non è servito il mio invito: la sera ha dato del lei a tutti. E mentre le signore ed i signori lo invitavano a dar loro del tu, ho vissuto la scena con un senso profondo di ammirazione nei confronti di Andrea e dell’educazione che ha ricevuto.
E se a tutto questo, che già di suo basterebbe, aggiungiamo una innata capacità di relazionarsi con i clienti e una abilità particolare nel suo lavoro, ecco che il quadro del “barman” perfetto, non può che portare il suo nome.
Non lo nascondo: mi capita abbastanza spesso di scendere e passare nel locale dove lavora, non solo per bere un caffè o fare un aperitivo, ma anche se non soprattutto, per trovare una persona dall’altra parte del banco, con cui poter scambiare qualche parola, raccontarsi qualcosa, dire una stupidate e riderci sopra. Confesso: non farei la stessa cosa in un altro locale.
E mi rendo conto di come a volte, per fortuna od intuito, un locale diventi quello che è anche se non soprattutto per qualità non solo tecniche delle persone che ci lavorano: un barman può essere bravissimo dal punto di vista tecnico, essere capace di fare cappucci con disegni alla Picasso e cocktails perfetti, ma se non è in grado di entrare nel cuore delle persone, c’è poco da fare.
Ecco, Andrea non sole è molto bravo nel suo lavoro, ma riesce come pochi ad essere uno “specchio” perfetto: capisce al volo come sei, come ti senti, che mattinata ( o serata) è, e di conseguenza comportarsi. Mai sopra le righe, sempre presente ed attento. E con questa educazione che ogni giorno, quando lo vedo, non posso che invidiargli.