Benvenuti in questo nuovo terzo episodio di questi tour atipici di Milano, dove non conta niente se non ricordi, sensazioni e le giuste colonne sonore, andando ad esplorare alcune tra le nuove uscite più interessanti della scena musicale indipendente.
Oggi vi portiamo in biblioteca, a ricordare quando si preparavano gli esami all’università, vi facciamo compagnia la domenica mattina, dopo aver fatto serata, vi facciamo ascoltare il cantautorato rock di Marco Bugatti e le distensioni sonore di Beatrice Pucci.
Pronti?
Un atipico tour di Milano in cinque diversi progetti musicali | episodio 3
Una sessione di studio alla Biblioteca Sormani con Beatrice Pucci
É molto strano pensare che alcuni luoghi, o anche i non-luoghi come le stazioni o gli aeroporti, siano così importanti e così frequenti in alcune fasi della nostra vita, per poi scomparire del tutto. Una stazione che frequentiamo tutti i giorni, che vediamo la mattina quando ce ne andiamo e la sera quando torniamo, diventa improvvisamente irrilevante nel momento in cui cambiamo lavoro.
Una biblioteca, come la Sormani che è imponente e centrale, frequentatissima e affollatissima, in cui viviamo per preparare gli esami gli università, scompare alle nostre spalle dopo la laurea. E tornare qui è stranissimo, perchè improvvisamente ci ritorna addosso tutta una vita che non ci appartiene più. “Indietro” di Beatrice Pucci, che ci fa compagnia in questo ritorno importante, dove guardiamo questo passato imponente e dilatato fatto di libri e sessioni infinite di studio, che ora ci sembrano lontane, di tutta quella fatica è rimasto ben poco. Beatrice Pucci, con le sue inconfondibile atmosfere folk lo-fi da cameretta, nella sua distensione malinconica, è un colpo al cuore e solletica la nostalgia così bene, che è impossibile non iniziare ad ascoltarla, senza consumare con fame tutto il suo disco.
Un’escursione notturna al Cimitero Monumentale, con i Masu
Immaginatevi un fine serata, uno di quelli che non ci stancano, ma che anzi ci fanno sentire carichi e spavaldi nel nostro ritorno a casa a passo spedito. Qui arrivano i Masu a farci da colonna sonora, con la loro “L’epilogo dell’uomo”, la prima traccia di un EP di debutto che non possiamo che consigliarvi di consumare. E siamo qui, a vagare per la città, come suggerisce il pezzo stesso, con queste chitarre che ricordano così tanto i tempi migliori de Il Teatro Degli Orrori (e non a caso, qui è complice la produzione di Giulio Ragno Favero), e questo basso che fa battere lo sterno, e fa risuonare la piccola sbronza che ci siamo presi in Isola poco prima.
E poi siamo qui, davanti al Cimitero Monumentale, che è grande ma non ci è mai sembrato così grande come in questa notte aggressiva e basso-centrica, come questo pezzo che sa di adolescenza e feste dell’unità. La nostra fantasia è la seguente: scavalcare, scavalcare tutto, e farci una passeggiata in questo posto suggestivo che raccoglie grandi uomini e donne da Dario Fo ad Alessandro Manzoni, tutti che incontrano l’inevitabile epilogo dell’uomo. Alzare il volume, alzare il volume sempre.
Innamorarsi del cantautore al Gattò, con “Pezzi” di Luca Gemma
Non so se ve li ricordate, quei live del lunedì sera al Gattò di Milano. dove convivevano vini e concertini. Noi che ne eravamo dei frequentatori, non possiamo che scegliere il pezzo giusto per ricordarci quell’ipotetica serata, quell’ipotetico lunedì sera, dove suonava quell’ipotetico cantautore, chitarra e voce, quando noi ce ne siamo perdutamente innamorati.
Il vino rosso, forse anche la cena prima, buonissima che però non ricordiamo, gli amici fuori a fumare, e noi persi negli occhi e nelle parole di chi suonava. Il Gattò è uno di quei posti dove, a prescindere, è impossibile non innamorarsi perdutamente. E per questo innamoramento un po’ hipster e un po’ alcolico, abbiamo scelto di accompagnare la fantasia con “Pezzi”, un brano tratto dall’ultimo disco del cantautore milanese Luca Gemma. Elettrico, sentito, a tratti brutale: un racconto dei pezzi di un colpo di fulmine, di quando ci innamoriamo di un cantante, di quando poi dobbiamo raccogliere tutti i cocci per terra.
Un brunch in mezzo ai vinili da Fred, con Ascari
Per le mattine infinite, quelle domenicali che si potraggono in chiacchiere sconclusionate con gli amici, per gli after di chi vuole direttamente un caffè reduce dal più distruttivo dei sabato sera, per chi ha tanta fame e per chi ama la musica, Fred a Milano è un piccolo e verde ritrovo hipster.
E se anche voi amate immergervi nella musica, mentre fate qualsiasi cosa, un dj set di domenica a pranzo, con l’ennesimo bagel della vostra vita col salmone che però vi sembrerà il più magico di sempre, forse dovreste ascoltare “Italien*” di Ascari, un disco dedicato agli alieni che romanticizzano la propria vita, per chi vorrebbe vivere un po’ come ne “Il favoloso mondo di Amelie”; ma si ritrova a Milano, intrappolato nelle aule universitarie e nei bar carini come Fred.
Ascari racconta questa vita di frenesie romantiche, questa fantascienza urbana a tinte pastello, come un E.T. diretto da Wes Anderson, come una playlilst dove convivono Lucio Battisti e i Nu Guinea, che spesso sentiamo passare proprio da Fred. E se volete un consiglio, ascoltate “Me ne vado al mare” per iniziare, un feat. con il milanese d’adozione Gianluca De Rubertis, l’alieno per eccellenza di “Pop Porno”.
Un cocktail alla Sacrestia Farmacia Alcolica con Marco Bugatti
Il suo pezzo è intitolato “Amen”, ma Marco Bugatti è ben lungi dall’essere un conformista e non ci pare un assiduo frequentatore dei riti liturgici cattolici. Non potremmo che darci appuntamento con lui allora alla Sacrestia Farmacia Alcolica, per gustarci un cocktail di inizio serata con vista Naviglio e poi tuffarci nello spazio sotterraneo del locale a scoprire qualche artista che nel giro di qualche mese troveremo sui palchi di mezza Italia e sulle riviste patinate.
Marco Bugatti continua a tirare dritto per la propria strada, senza paura di citare leggende come Vasco Rossi e Pearl Jam fra le influenze ma con uno stile di scrittura molto limpido e personale. “Amen” è un singolo che conferma l’innata capacità di Marco Bugatti di trovare melodie immediate e memorabili, così come la volontà dell’artista di affermare sempre la propria indipendenza, soprattutto nei confronti delle persone che vorrebbero decidere per noi e obbligarci a fare quello che dicono loro.