La chiesa dei santi Faustino e Giovita, i martiri venerati come patroni di Brescia, è situata nell’area dell’Ortica, lungo l’antica via consolare romana che collegava Brescia ad Aquileia.
Questo luogo di culto, sin dai tempi dell’alto medioevo, è stato il punto di riferimento religioso per la comunità agricola che abitava la regione di Cavriano. Un affresco della Madonna con il bambino, datato al 1182 e scoperto nel 1979, porta testimonianza dell’esilio dei cittadini milanesi al di fuori delle mura cittadine a causa dell’invasione di Federico Barbarossa nel 1162.
Tra gli esuli, una piccola comunità trovò rifugio a Cavriano, dove rimase fino alla pace di Costanza del 1183. La chiesa, modesta nelle dimensioni (20×9 metri), presenta una facciata semplice a capanna e una navata unica, con cappelle laterali dedicate a San Giuseppe a destra e alla Madonna delle Grazie con sacrestia a sinistra.
Chiesa dei santi Faustino e Giovita: una firma storia
All’interno della cappella dedicata alla Madonna delle Grazie, si trova un affresco di grande valore storico che ha contribuito a illuminare le origini della chiesa e la fondazione del borgo circostante.
Questo affresco raffigura una sacra Madonna con il bambino, in uno stile che richiama l’arte bizantina e risalente almeno al XIII secolo. Nel 1979, fu rimosso dall’intonaco, rivelando un’iscrizione di notevole importanza storica, firmata e datata.
La firma rivela il nome “Silanus”, presumibilmente il committente o l’artista responsabile dell’opera. L’iscrizione stessa rappresenta un voto alla Vergine, fatto il 12 aprile 1182, per ottenere la misericordia divina. Accanto all’iscrizione, sono presenti semplici disegni che ritraggono un volto, il corso di un fiume (forse il Lambro), animali e un’immagine urbana, che gli storici identificano come la Porta Orientale di Milano.
La navata centrale fu oggetto di un restauro neobarocco nel 1898, con affreschi raffiguranti i santi patroni dominanti sulla volta a botte. Inoltre, sulla navata centrale è presente un frammento di affresco risalente al primo Cinquecento, raffigurante Cristo nell’iconografia dell’Ecce Homo.