Cascina Monterobbio. Siamo in via San Paolino a due passi dalla fermata della metropolitana Famagosta.
Si presume che il suo nome derivi dalla presenza di un bosco di querce sacro a Venere e Mercurio dove i Celti e gli Arcieri Iberici effettuavano sacrifici rituali pagani. Era chiamato Mons Romur ovvero Monte Quercia da cui deriva appunto Monterobbio.
Nel corso del tempo la cascina venne utilizzata in modi diversi. Dapprima fu un presidio militare difensivo visconteo/sforzesco che veniva utilizzato come punto di controllo per eventuali invasori provenienti dalla strada che portava a Pavia.
Nel XIV secolo il presidio viene trasformato in un convento agostiniano. Nei censimenti del 1597 la cascina compare come proprietà delle Monache di Fonteggio a cui apparteneva anche il fondo agricolo della Chiesa Rossa. Le due proprietà erano collegate da un passaggio sotterraneo che venne poi murato quando fu costruito il Naviglio Pavese.
Il sotterraneo venne usato anche durante la resistenza. All’esterno della cascina si trova una lapide in memoria del sacrificio di 5 partigiani. In tutta la sua storia la cascina Monterobbio ha ospitato famiglie nobili, ordini religiosi, uomini politici e di pensiero come il segretario di Alessandro Manzoni, il pittore Hayez e anche Napoleone.
Alessandro Manzoni, dopo aver apprezzato il ritratto che gli fece Hayez, lo fece invitare dal suo segretario ad affrescare le pareti di questa sua proprietà. Hayez eseguì il lavoro ma non venne affatto apprezzato dal segretario che non solo non lo pagò ma ricoprì anche con la calce la maggior parte degli affreschi.
Nell’800 anche Napoleone Bonaparte venne ospitato qui per qualche tempo. Nel 1959 la cascina Monterobbio è diventata proprietà del comune di Milano e, non molto tempo dopo, è stata cessata l’attività agricola per la realizzazione del quartiere Sant’Ambrogio.
Nel 2017 il Comune di Milano ha emanato un bando per affidare la gestione del recupero del bene.