Ritmo, e no, non intendo la macchina dei miei sogni di quando ero bambino (che infanzia, eh?)
Prima di tutto: quanto qui scrivo vuole solo essere un modo per sdrammatizzare una situazione che certamente è nuova per tutti e che lascia in tutti noi una sensazione strana. Non abbiamo affrontato e non affronteremo questioni medico scientifiche perchè non spetta a noi, ma ai professionisti. E solo a loro ci permettiamo di consigliare si dovrebbe dare retta. Noi ci occupiamo di altro e continueremo a farlo. Anche in questo periodo così particolare.
Ma si parlava di ritmo: è lui a mio avviso il nostro principale nemico che dovremmo sconfiggere in questi giorni. Ce lo dicono tutti che noi milanesi corriamo sempre. Ed è vero, lo sappiamo. Siamo sempre di corsa, abbiamo sempre da fare (cosa poi è tutto un altro discorso), facciamo questo e quello mentre organizziamo quest’altro. Parliamo al telefono con tre persone contemporaneamente mentre prendiamo la metro. Facciamo riunioni nei bar, ci spostiamo di continuo, non rinunciamo all’ape con gli amici e anche lì ci inventiamo qualche cosa da fare. Insomma, siamo imbruttiti davvero.
E questa nostra vitalità, questo ritmo per l’appunto, ha dovuto fare i conti in questi giorni con una situazione nuova. In questi giorni, più di una volta ci siamo chiesti: e adesso cosa faccio?
Correre non serve, la città è “addormentata”, gli aperitivi sono rimandati, il business sembra momentaneamente fermo. E il nostro ritmo ne risente. Vorremmo continuare ad essere quelli che siamo, quello che il nostro dna ha tatuato dentro, ma facciamo fatica. Vorremmo, ma non possiamo.
E’ difficile, e qui parlo per me, entrare in questo mood. Dove vado? E’ una domanda che in questi giorni mi sono fatto spesso, ma l’unica risposta che mi sono dato è da nessuna parte.
E allora sì, mi fermo un attimo e penso. Penso che davvero per la prima volta in oltre 40 anni quello che sta succedendo è davvero tutto nuovo. E mi aiuto con la storia che, l’ho imparato tanto tempo fa, si ripete. Cambiano le condizioni, ma…
Quindi leggo, cerco di capire. Capire come sarà quel dopo che non so quando arriverà. Il 3 aprile? Forse. Maggio? Luglio? L’anno prossimo? E’ una risposta che non ho. E non so se qualcuno possa averla in tutta onestà. Ed allora cambio ritmo. Almeno per ora. Rimango fermo almeno per un pò, come mi auguro facciano in tanti. Ma stare fermi non vuol dire non pensare. Non far andare la testa. Quella continua a muoversi. Sempre. Perchè è sempre e solo una questione di ritmo.