Busto Garolfo si trova a nord ovest di Milano e sorge nella pianura fra il Ticino e l’Olona.
Il primo documento scritto che testimonia la sua esistenza risale al 922 e parla della donazione di un appezzamento di vigna ai canonici di Sant’ Ambrogio di Milano da parte dell’arciprete di Dairago.
Nel XIII e XIV secolo Busto Garolfo vide l’edificazione degli altari in onore di Santa Margherita, San Bartolomeo e Sant’Innocenzo grazie alla famiglia dei Della Croce e ospitò una congregazione di Umiliati nell’Abbazia di Santa Maria Elisabetta.
Con la dominazione spagnola Busto Garolfo con tutta la Pieve di Dairago divenne un feudo di proprietà della famiglia Maggi. Successivamente passò agli Arconati e poi alla famiglia Lossetti. Fu proprio un membro di questa famiglia, il marchese Giovanni Battista Lossetti, a vendere il paese a Giuseppe Arconati, nel 1653.
Nel corso delle Guerre d’Indipendenza Busto Garolfo fu terreno di passaggio di truppe austriache e italiane, soprattutto in occasione della battaglia di Magenta. Nel corso dei due conflitti mondiali le vittime bustesi furono numerose.
Quattro passi per Busto Garolfo
A Busto Garolfo, in piazza Lombardia, si trova la chiesa parrocchiale dei Santi Salvatore e Margherita. L’edificio è sorto nel ‘500 sui resti di una chiesa medievale. Nel corso dei secoli subì rifacimenti e ristrutturazioni che ne hanno modificato l’aspetto iniziale. La facciata attuale risale al 1961. La chiesa conserva alcune tele attribuite a Giovanni Battista Crespi, oltre ad una pala d’altare di Carlo Naymiller e un coro ligneo di pregio.
Poco distante, in via Vincenzo Monti, si trova Villa Villoresi, di origini seicentesche. L’edificio ha una conformazione ad U e la corte nobile è costituita da un ampio porticato, su cui si erge una torretta gentilizia di belvedere. All’esterno vi è un grande parco all’inglese.
In via San Remigio, infine, si trova la chiesa omonima risalente al XIII secolo. Essa è la parte rimanente dell’ospedale dei poveri, gestito dai frati umiliati. Osservando la facciata si vede una svastica, simbolo dell’ordine a cui appartenevano. Al suo interno una tela del ‘500 rappresentante la Pietà.