Mariposa è uno di quei nomi legati a doppio filo alla mia prima adolescenza.
È stato senza ombra di dubbio uno dei primi “negozi” in cui sono andato le prime volte che uscivo con i miei amici. Erano i primi anni 80 e quei viaggi in metropolitana per arrivare in Duomo sembravano delle vere proprie avventure.
Ricordo abbastanza bene la sensazione che con il mio amico Davide si provava quando si entrava in questo negozio. Probabilmente, ma confesso che ci sto pensando solo ora, il fatto che fosse sotto la metropolitana gli dava un fascino particolare.
Vi sembrerà strano ma uno dei primi ricordi che ho di Mariposa è legato alle fotografie. Qui infatti in quegli anni venivano vendute foto abbastanza grandi dei cantanti dell’epoca. Credo di aver speso qualche soldo per acquistare sicuramente la fotografia di Patsy Kensit e certamente qualche foto non proprio moderna neanche per l’epoca dei Beatles e Paul McCartney.
Qualche tempo dopo con qualche soldo in più in tasca, i primi acquisti delle musicassette e dei vinili. Ricordo che Davide ed io passavamo tanto tempo a sfogliare i 33 giri di quelli che erano, ieri come oggi, i nostri cantanti preferiti.
Non posso certo dire che tolte quelle parentesi giovanili Mariposa sia stato uno dei luoghi che ho più frequentato anzi. Ci sono passato davanti tantissime volte ed ogni volta ho sempre buttato lo sguardo dentro senza però mai più entrare. Era ad ogni modo una certezza: sapevo che arrivato in Duomo e facendo un breve tragitto “al coperto” Mariposa era sempre lì. Una certezza.
Leggere oggi sulle loro pagine social la notizia che dopo questa chiusura forzata non riaprirà, mi è spiaciuto veramente tanto. Mi spiace di non essere più entrato, di non aver riprovato quella sensazione e di non aver visto con più attenzione come nel corso degli anni il negozio abbia affrontato i cambiamenti musicali e generazionali. E mi spiace anche pensare che mio figlio non possa ripetere quelle mie esperienze.