domenica,24 Novembre,2024
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Alla scoperta della Milano napoleonica

Tre carrozze vengono mandate a Monza. Sono incaricate di prendere la Corona Ferrea e di portarla a Milano. La corona longobarda viene quindi deposta sull’altare maggiore del Duomo, dei giovani monzesi la sorvegliano per tutta la notte.

Il giorno dopo splende il sole in cielo, un’immensa folla si raduna nella piazza del Duomo, l’artiglieria suona a salve e le campane delle chiese cittadine suonano tutte a festa. Sfila un corteo composto e fastoso. Nel Duomo di Milano il capo degli araldi proclama “Il gloriosissimo ed augustissimo imperatore e re Napoleone è incoronato e intronizzato. Viva l’imperatore e re!“. Il popolo gli farà eco: “Viva l’imperatore e re!“.

È il 26 maggio del 1805. Si celebra così una giornata che rimarrà alla storia, quella dell’incoronazione di Napoleone Bonaparte. Nel 1796 Napoleone era entrato vittorioso a Milano. Il 26 gennaio del 1802 era stata proclamata a Lione la nascita della Repubblica Italiana. Napoleone Bonaparte ne era il presidente. L’esperienza politica Repubblica Italiana dura solo tre anni perché nel 1805, l’incoronazione nel Duomo di Milano segna la nascita del Regno d’Italia napoleonico, noto anche come il Regno Italico, che durerà fino al 1814. Milano diventa una delle tre capitali dell’Impero napoleonico, insieme a Parigi e Francoforte.

Alla scoperta della Milano napoleonica Fonte: Pixabay Autore: WikiImages
Alla scoperta della Milano napoleonica Fonte: Pixabay Autore: WikiImages

Napoleone resta da subito molto affascinato dal capoluogo meneghino. Un particolare rapporto lega la Francia a questa città, come testimoniano le illustri personalità di Stendhal e di Francesco I. D’altra parte, tra Napoleone e i milanesi vi è subito grande intesa. L’Imperatore dei Francesi aveva liberato la città da anni di oppressione asburgica, e non solo. Milano rappresentava la capitale dell’Illuminismo italiano e si rispecchiava con entusiasmo nel progetto politico moderno e illuminista di Napoleone.

Napoleone ha in mente una grande trasformazione urbanistica della città. Inizialmente si affida all’urbanista Antonio Antolini, che propone di costruire un Foro Bonaparte. Il prospetto prevede la costruzione di una piazza delimitata da porticati, un Pantheon, un museo e delle terme. Questo piano però non convince del tutto e al suo posto viene selezionato il progetto di Luigi Canonica. Si delinea così la costruzione dell’Arco della Pace, dell’Arena civica e di molti altri edifici che ancora oggi sono dei simboli della città. In quegli anni Milano diviene un cantiere del grande sogno napoleonico. Si traccia la strada del Sempione, che punta dritta verso la Francia. Si costruisce il Palazzo Rocca Saporiti, il Naviglio Pavese, si erigono gli archi di Porta Ticinese, Porta Nuova e l’Arco del Sempione. A trionfare è lo stile neoclassico, tipico del periodo, suggello dello spirito napoleonico.

Napoleone decide di modificare anche l’interno di Palazzo Reale, creando una sala destinata agli ospiti e agli affari pubblici e una sala privata per le sue attività e per i suoi incontri. Quello che era il Palazzo Regio-Ducale degli austriaci prende così il nome di Palazzo Nazionale e infine di Palazzo Reale. Rinnova inoltre i saloni della Pinacoteca Brera, facendovi affluire opere d’arte da tutta la Lombardia, e non solo. Brera diventa la succursale italiana del Louvre di Parigi, il museo d’arte per eccellenza. La Pinacoteca di Brera si afferma come un punto di riferimento internazionale e non si bada a spese per arricchirla.

La vita artistica, culturale e intellettuale di Milano tutta è in gran fermento. Si scorgono cambiamenti significativi anche dal punto di vista sociale. Si afferma una nuova sensibilità borghese e illuminata. Napoleone decide di rendere accessibile il teatro La Scala a tutti i cittadini, non più solo all’aristocrazia.

Il teatro milanese diventa uno dei punti di ritrovo della rampante borghesia milanese. Cambia la socialità e cambiano anche i passatempi dei milanesi. Napoleone era appassionatissimo di gioco e questo contribuì molto alla diffusione del gioco in tutta Europa. Amava in particolare il vingt-un, gioco di carte antenato del blackjack. Le carte non erano solo occasione di socializzazione, erano anche un esercizio di strategia continuo e di improvvisazione allo stesso tempo. Napoleone detta le mode, ogni sua abitudine viene presto adottata dalla società dall’epoca. Cambia l’abbigliamento, che si alleggerisce, diventa più comodo e più pratico, in linea con la vita attiva del nuovo borghese.

Napoleone passava lunghi periodi a Milano, ma pare detestasse l’estate milanese. Troppo calda e troppo umida per i suoi gusti. Decise per questo di piantare in città un ingente numero di platani per ombreggiare i viali e mitigare il clima afoso. Per cercare ristoro preferiva ritirarsi a Monza, soggiornando nella Villa Reale che un tempo apparteneva agli Asburgo. Resta ben visibile la sua orma, non solo su Milano, ma anche sulla campagna circostante.

L’esperienza politica napoleonica è stata relativamente breve, ma sicuramente una delle più influenti per quanto riguarda l’identità storica, artistica e culturale di Milano. Leggerne i segni ancora oggi ispira e ci mostra la potenza di un progetto che ha dato un grande impulso allo spirito milanese, alla sua vocazione moderna e cosmopolita.

Alla scoperta della Milano napoleonica Fonte: Pixabay Autore: dimitrisvetsikas1969
Alla scoperta della Milano napoleonica Fonte: Pixabay Autore: dimitrisvetsikas1969
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