lunedì,25 Novembre,2024
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Alessandrina Ravizza: nulla d’impossibile

Alessandrina Ravizza. No, non la via. Quella è di… Carlo. Lei è invece “il parco”.

Dannata città dalla memoria corta. Se la città però è semplice espressione di chi la vive, allora è solo colpa nostra. Dannata umanità dunque.

Affidiamo la memoria ad una targa, o una lapide nel famedio e perchè no anche ad un parco. Bene, Alessandrina Ravizza chi era? Boh.

No, non va bene. Non va bene perchè stiamo parlando di una delle donne più grandi che abbiano mai passeggiato nelle nostre vie. Non nasce milanese, anzi, inizia la sua vita molto lontano, in Russia. In città arriva nel 1863, compiendo 18 anni e andando a studiare canto al conservatorio.

Alessandrina Ravizza: nulla d’impossibile

Si stabilisce in Largo Treves dando vita ad uno dei salotti meglio frequentati se pensiamo che ospiti fisse erano Ada Negri ed Eleonora Duse. Insomma ci prova ad entrare nella mondanità d’alto profilo, ma proprio non fa per lei. Un ragazzino si toglie la vita in carcere, spiegando il gesto con la sua innocenza ed onestà. Questo episodio la stravolge e, sotto la guida di Laura Mantegazza, inizia ed intensifica il suo impegno nel sociale.

Insieme fondano la Scuola Professionale Femminile e ne assume poi la dirigenza. Da 7 allieve a 170 in cinque anni, tutte dedite allo studio di merceologia, computisteria e disegno industriale. Roba dell’altro mondo.

Alessandrina Ravizza, il suo motto era: “Nulla d’impossibile”

Complice una crisi, Milano sprofonda nella disoccupazione. Alessandrina non sta a guardare e apre la Cucina per gli Ammalati Poveri. La dottora dei poveri distribuisce più di un milione di pasti aprendo in cinque sedi. Alla distribuzione dei pasti affianca in breve l’assistenza medica in ambulatori annessi alle mense. Gli vale il riconoscimento nobiliare ed il nuovo nomignolo, affettuosamente ironico, di Contessa del Brodo che è quanto di più poetico potesse venire in mente.

Collabora con l’asilo Mariuccia, pubblica racconti ispirati alle sue esperienze e si batte per il diritto di riconoscimento paterno per i figli illegittimi. Apre insieme alla Ca’ Granda una scuola per donne e bambini colpiti dalla sifilide prima di dirigere per conto dell’Umanitaria, la casa-lavoro per disoccupati.

Morì a Milano nel gennaio 1915.

Alessandrina ravizza
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