San Vito, una via a due passi dalle Colonne di San Lorenzo, lega il suo nome alla leggenda di un giovane martire che per il cristianesimo morì, sfinito dalle torture, appena diciassettenne.
Nato da una ricca famiglia di Mazara del Vallo rimane orfano di madre precocemente. Viene affidato alla nutrice Crescenzia ed al pedagogo Modesto che, di fede cristiana, lo crescono secondo la dottrina di Gesù. Già all’età di sette anni comincia a fare prodigi. I tempi sono difficili, siamo nel 303, anno in cui l’imperatore Diocleziano comincia l’aspra persecuzione contro i cristiani.
Il padre, preoccupato, dopo aver tentato senza successo di farlo abiurare, lo denuncia al preside Valeriano, che lo fa arrestare. Anch’egli prova ad indurlo a rinunciare alla fede usando lusinghe e minacce, ma nulla riesce a distogliere Vito dai suoi convincimenti. Il ragazzo viene rimandato a casa e il padre cerca di farlo sedurre da alcune donne compiacenti. Nulla da fare: Vito è irremovibile.
Un angelo appare in sogno a Modesto e gli ordina di partire su una barca insieme al ragazzo e a Crescenzia. I tre si mettono in viaggio, seguiti, protetti e nutriti da un aquila che accompagna loro e l’imbarcazione fino alla foce del Sele, nel Cilento. Qui il giovane continua ad operare miracoli finché alcuni soldati di Diocleziano lo rintracciano e lo conducono a Roma al suo cospetto.
Era giunta voce che questo ragazzo fosse un guaritore e l’imperatore, padre di un ragazzo malato di epilessia, lo fa cercare per mostrargli il figlio. Vito lo guarisce e Diocleziano si dimostra riconoscente in una maniera tutta sua: lo fa torturare. Non contento lo fa immergere in un calderone pieno di pece bollente ma il giovane ne esce illeso. Viene quindi gettato tra i leoni che al posto di attaccarlo si accucciano mansueti ai suoi piedi.
I torturatori non si danno per vinti: appendono Vito, Modesto e Crescenzia ad un cavalletto, in quel mentre la terra comincia a tremare e gli idoli cadono a terra. Tutti fuggono, Diocleziano compreso. Compaiono degli angeli che li liberano e li trasportano presso il fiume Sele dove, stremati, muoiono il 15 giugno 303.
San Vito fa parte dei 14 Santi Ausiliatori, molto venerati nel medioevo, la cui intercessione veniva considerata efficace per guarire determinate malattie. Milano gli dedica una via.