Smart Working, perchè a casa?

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Smart working: due parole che in questi ultimi mesi abbiamo sentito talmente tanto da farle diventare un’espressione ormai usuale.

Il concetto è semplice: anzichè andare in ufficio si lavora da casa. Ma la traduzione dall’inglese non vuole dire esattamente questo: vedete forse la parola Home? No, ovviamente.

Smart Working non è necessariamente legato alle 4 pareti domestiche, quarantena a parte: volendo con un pc ed una connessione si può lavorare un po’ ovunque.

E’ un concetto più esteso:  modalità di lavoro non vincolata da orari o da luogo di lavoro. Per l’appunto: non ci sono vincoli per il dove

Come ho già avuto modo di scrivere, per quel che mi riguarda questa metodologia non è una novità: da anni ormai con il mio bravo pc ed il telefono ho modo di lavorare da qualsiasi parte. Da casa certamente ma anche in giro per la città.

Con la bella stagione, temporali a parte, ho proprio pensato che non vedo l’ora che Palazzo della Ragione sia pronto e, tolte le impalcature, quello sarà uno dei miei posti preferiti.

Mi sono anche ripromesso di tornare, come avevo fatto prima del coronavirus, negli spazi messi a disposizione a City Life: comodissimi, ma forse nel mio caso diventa un problema grosso avere a pochi metri 4 bar che fanno caffè ogni minuto. Potrei diventare nevrastenico per eccesso di caffeina dopo un paio d’ore.

Ma a Milano ci sono tanti posti anche all’aperto dove poter fare smart working: i parchi per esempio potrebbero essere molti usati in questo senso. Ed anche le piazza: potete immaginare che bello lavorare sulla panchina in piazza San Fedele sotto lo sguardo attento del Manzoni? E perchè no in piazza Fontana con la musica dell’acqua che sgorga?

E quindi: quale è la vostra soluzione preferite, esclusa casa vostra, per lavorare in modo…agile?

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