Savini: nato nel 1867, in pieno periodo Belle Epoque, situato in Galleria Vittorio Emanuele II, ha avuto e per molti versi ancora ha per la città lo stesso valore del Duomo e del Teatro alla Scala
Confessiamolo: per tanti di noi, soprattutto da ragazzi, era il ristorante per eccellenza. Non conoscevamo nessuno che ci era andato a mangiare, ma il Savini era Il Ristorante. Quello dove, almeno una volta, avremmo voluto provare, sederci lì, in Galleria ed ordinare. Chissà se oggi è ancora così per i ragazzi del 2000.
Fin dalla nascita ad ogni modo divenne subito il locale più elegante di Milano, salotto di personaggi importanti, letterati e giornalisti: Giuseppe Verdi, Giacomo Puccini, Pietro Mascagni, Arturo Toscanini, Maria Callas, Arrigo Boito, Gabriele D’Annunzio, Giovanni Verga e Filippo Tommaso Marinetti che proprio al Savini firmò il Manifesto del Movimento Futurista, pubblicato nel 1909 su Le Figaro.
Era quindi non solo un posto dove mangiare, ma un vero punto di aggregazione, confronto ed incontro dei milanesi. Ai suoi tavoli si sono sedute persone che, ciascuna nel proprio ambito, hanno fatto la storia, non solo milanese.
Savini oggi
Oggi il Savini, suddiviso tra Caffè Bistrot (piano terra) e Ristorante gourmet (Primo piano), mantiene il suo legame con la storia, quella di Milano, della Galleria Vittorio Emanuele II e del Teatro alla Scala, rendendogli omaggio con dei piatti dedicati (come il classico Risotto alla Milanese o la Costoletta), una nuova lista cocktail e con uno stile ed eleganza che lo contraddistinguono come il salotto dei Milanesi, che accoglie anche un vasto pubblico di visitatori stranieri.
Ed ancora una volta, passando dalla Galleria e vedendo l’insegna, ci viene quella sensazione… di chi, almeno una volta vorrebbe provare a mettere le gambe sotto quei tavoli ed assaggiare uno dei piatti proposti. Noi ogni volta ci pensiamo. Voi?