La chiesa di San Francesco Grande, conosciuta anche come basilica di San Nàbore,per molti anni, fino alla sua demolizione nel 1806, fu la seconda chiesa più grande della città dopo il Duomo di Milano.
Nel primo secolo dopo l’era cristiana, fu fondata la parte più antica della basilica per accogliere le reliquie dei santi Gervasio e Protasio, e due secoli dopo, anche quelle dei santi Nabore e Felice. Questo le conferì il nome di “basilica di San Nabore” o “Naboriana”. Purtroppo, sappiamo molto poco di questa prima basilica, tranne il fatto che fu menzionata da Sant’Ambrogio e che in qualche momento fu coperta con volte supportate da due file di colonne cilindriche in pietra.
È stato necessario attendere il XIII secolo affinché la chiesa acquisisse un aspetto più simile a quello di un grande tempio. Fu in questo periodo che i francescani fecero il loro ingresso a Milano e ottennero il permesso di costruire una chiesa dedicata a San Francesco, nelle vicinanze dell’abside della vecchia basilica di San Nabore, a partire dal 1233.
Nel 1256, i frati francescani ottennero anche la gestione della basilica di San Nabore, che ristrutturarono ed espansero per includerla nella nuova chiesa San Francesco Grande. Quest’ultima fu quindi rinominata “chiesa di San Francesco” in onore del fondatore dell’ordine, come attestato da documenti del 1387. Nel 1307, Corrado della Torre fu sepolto all’interno della chiesa.
San Francesco Grande, grande per davvero
Successivamente, San Francesco Grande fu ristrutturata in stile barocco, diventando così la seconda chiesa più grande di Milano. È famosa per le opere d’arte al suo interno, tra cui la “Vergine delle Rocce” di Leonardo da Vinci e per essere stata luogo di sepoltura per numerose famiglie nobili milanesi, come i Moriggia, Settala, Borromeo, Sessa e Corio.
Nel 1806, purtroppo, San Francesco Grande fu demolita per fare spazio alla costruzione della Caserma dei Veliti Reali, ora conosciuta come caserma Garibaldi, in Piazza Sant’Ambrogio 5.
Un episodio notevole legato a questa chiesa riguarda la sepoltura del Conte di Carmagnola, Francesco Bussone, nel 1431. Le sue vicende ispirarono la celebre tragedia di Alessandro Manzoni del 1819. Tuttavia, la sua sepoltura avvenne in modo privato nella chiesa dei Frari a Venezia, ma in seguito il suo corpo fu trasportato a Milano su richiesta di sua moglie Antonia Visconti e trovò sepoltura nella cappella della famiglia di lei all’interno di San Francesco.
La cappella conteneva una doppia tomba, in cui furono sepolti prima il Carmagnola e successivamente sua moglie. Dopo la demolizione della chiesa, le ceneri dei coniugi furono disperse, e le epigrafi che le ricordavano furono divise tra i discendenti delle due famiglie.