San Gottardo al Corso: siamo a pochi passi da piazza XXIV Maggio e dalla Darsena.
Siamo onesti: non è una strada che si percorre per ammirare le bellezze cittadine. Al massimo qui si viene per comprare qualcosa o per un aperitivo. Dei cortili, meravigliosi, che ancora qui troviamo, ci arrivano pochissime foto in un anno, segno che anche chi ha la passione per le cose “nascoste” da queste parti non passa.
Non ci meraviglia quindi che questa chiesa non sia particolarmente conosciuta ed apprezzata: non aiuta poi, va detto, la vicinanza con la Darsena e tutto quanto c’è dall’altra parte della strada. In linea d’aria la distanza con Sant’Eustorgio è davvero poco. E’ però per noi necessario e giusto, spendere almeno due parole su San Gottardo al Corso, per i motivi che tra poco vi diremo.
I nomi son molto simili, quindi non confondetevi con quella “In corte” a fianco del Duomo. San Gottardo al Corso viene menzionata per la prima volta come oratorio dei Benedettini sul finire del ‘300. Quasi due secoli dopo, San Carlo Borromeo decise di riedificarla e promuoverla a parrocchia fuori dalla mura.
San Gottardo al Corso, dai formaggiatt
Non deve quindi sorprendere la grandezza dell’edificio: era la parrocchia di una zona molto vasta.
Opportuno ricordare che qui, all’epoca, eravamo fuori dalle mura cittadine e per la precisioni fuori dal sestiere di Porta Ticinese. Proprio per questo motivo divenne fondamentale per tutta la comunità che qui viveva.
La zona, chiamata per secoli il Borgh di formaggiatt, era ricca di attività commerciali (ricordiamo la vicinanza con i navigli che in questo mezzi di comunicazione e trasporto erano fondamentali).
La facciata così come la vediamo oggi, è una ristrutturazione della fine del 1800. Provate a fare un salto quando siete da queste parti; lo ripetiamo: la strada da fare, partendo per esempio dalla darsena è davvero poca. E ne vale la pena.