La Chiesa di San Pietro Celestino è quello scrigno in via Senato definito da Paolo Mezzanotte “quasi una porcellana del Settecento, tradotta in pietra, internata tra un edificio di carattere piermariniano e la casa canonica” (oggi non più esistente).
Pur trovandosi nel centro di Milano non è certamente una delle chiese più conosciute e frequentate della città, forse perché consacrata al culto ortodosso dei copti egiziani.
Le origini dell’edificio sono antiche, risalgono al XII secolo, quando i Valdesi edificarono qui una ‘schola’ per i loro raduni. Alla fine del XIII secolo la struttura diventò un ospizio gestito dall’Ordine dei Servi di Maria poi, a partire dal 1317, passò ai Benedettini della Congregazione Celestina. Fu in quest’epoca che venne fondata la chiesa di cui il campanile romanico e la cappella sottostante sono pervenuti ai giorni nostri.
Chiesa di San Pietro Celestino, una porcellana del Settecento
La prima ristrutturazione importante risale al XVI secolo, quando vennero create le quattro cappelle maggiori. La facciata di arenaria in stile rococò venne invece progettata dall’architetto Mario Bianchi e realizzata nel 1735, mentre l’interno venne dotato di due cappelle minori accanto al presbiterio. La fragile facciata venne ristrutturata nel 1904 dall’architetto Campanini, dopo essere stata abbattuta nella sua quasi totalità nel 1897. Nel 1782 ai Celestini subentrarono gli Agostiniani di Pavia che qui rimasero fino al 1786.
La chiesa di San Pietro Celestino ha una facciata concava, particolarità che la caratterizza come unica a Milano insieme alla chiesa di San Francesco da Paola. La facciata divisa in due ordini presenta un portone delimitato da due colonne e, nella parte superiore ,una grande finestra sopra cui è posta la statua di un drago trafitto dalla spada.
All’interno sono presenti tele del Procaccini e dei maestri Fiamminghi. Preziosa la cappella gotica posta alla base del campanile in cui si possono ammirare affreschi di pregio.