La Chiesa di Santa Maria Liberatrice è un luogo sacro di grande significato. La sua storia è legata a un momento cruciale della città di Milano durante la Seconda Guerra Mondiale.
Nel periodo natalizio del 1943, subito dopo la caduta del regime fascista, l’arcivescovo di Milano dell’epoca, Ildefonso Schuster, fece un voto importante: intendeva dedicare una delle nuove chiese parrocchiali che sarebbero state costruite dopo la fine della guerra alla Madonna Maria. Si credeva che l’intercessione della Madonna fosse stata fondamentale per la resa dei tedeschi e dei repubblichini, dopo gli orrori della guerra e le minacce di distruzione totale della città di Milano. L’anno successivo, l’arcivescovo proclamò la domenica successiva al 25 aprile come festa liturgica di Santa Maria Liberatrice.
Il Cardinale Ildefonso Schuster, che guidò la diocesi di Milano dal 1929 al 1954, pregò con grande fede la Madonna affinché liberasse la città dalla guerra e la guidasse nel difficile cammino verso la pace e la ricostruzione. Con la fine della guerra, la zona sud della città conobbe una rapida crescita edilizia, e la zona di Vigentino-Morivione aveva solo una piccola chiesa dedicata all’Assunta. Qui nacque un’associazione devozionale chiamata Santa Maria Liberatrice, che nel 1952 propose ufficialmente la costruzione di una nuova chiesa. Nel 1956, il nuovo arcivescovo Giovanni Battista Montini, poi diventato Papa Paolo VI, pose la prima pietra, e due anni dopo, il 26 ottobre 1958, la chiesa fu consacrata.
Santa Maria Liberatrice, la struttura
L’architetto Ezio Cerutti fu incaricato di progettare l’edificio, che presenta un’estetica unica. All’esterno, la facciata è caratterizzata da una struttura porticata che copre l’intera superficie in modo simile a una griglia con ampi riquadri. Alcune parti sono realizzate in mattoni facciavista a nido d’ape, mentre altre sono decorate con mosaici realizzati dall’artista Carlo Varese. Nei mosaici, troviamo al centro la Madonna con il bambino, affiancati dalle sofferenze del popolo durante la guerra. Al livello inferiore, c’è il cardinale che dedica la chiesa insieme al comitato promotore e al popolo, con il Duomo di Milano sullo sfondo, mentre sulla destra il popolo riceve la benedizione della pace.
All’interno, la chiesa ha una pianta centrale esagonale con un’unica navata. La struttura è sostenuta da pilastri in cemento armato, e il soffitto a volta è costituito da vele che convergono sotto il tiburio. Le pareti sono realizzate in mattoni a vista, e sebbene non ci sia un’abside tradizionale, l’altare e il presbiterio sono leggermente sopraelevati. La parete absidale ospita un affresco di Ferdinando Monzio Compagnoni, raffigurante le devastazioni della guerra, un angelo che scaccia il nemico, il popolo benedetto da Pio XII e dal cardinale Schuster, il Cristo trionfante e la Madonna benedicente che protegge. Infine, sono presenti immagini di santi e beati milanesi, angeli colorati e un profilo della basilica di Sant’Ambrogio.
Il cardinale Schuster, durante il suo mandato come arcivescovo, portò a Milano l’antica devozione romana a Santa Maria Liberatrice. Ezio Cerutti, l’architetto e urbanista milanese incaricato della progettazione, aveva una stretta connessione con Gustavo Giovannoni ed era anche docente di urbanistica al Politecnico di Milano.
La Chiesa di Santa Maria Liberatrice si trova in via Paolo Solaroli ed è un simbolo della fede e della speranza della città di Milano, un luogo sacro che racconta la storia e la devozione del suo popolo.