Una contrada dei ratti? Ma davvero? O sto scherzando? E se vi dicessi che oltre alla contrada, c’era anche una Madonna che portava questo nome? Storia lunga ed anche vecchiotta, quindi.. partiamo dall’inizio.
Siamo in centro. A due passi da piazza Duomo. Nel vero senso della parola. Strade note, conosciute a tutti: via Orefici, via Spadari.. quante volte siete stati da queste parti..??
Sicuramente siete passati anche da via Cantù: quella strada che da via Orefici porta alla Pinacoteca Ambrosiana.
Ecco il nostro viaggio inizia da qui, da via Cesare Cantù che una volta si chiamava Contrada dei Ratti per il primo tratto e Contrata della Rosa il secondo.
Sul lato destro del primo tratto avremmo trovato fino ad un secolo e mezzo fa le Scuole Grassi. A volerle nel XV secolo tal Tommaso Grassi (da non confondersi con un altro Tommaso ma Grossi). Figlio di Cristoforo, ricco e facoltoso, il buon Tommaso era molto considerato nel ducato tanto da combinare le nozze tra sua figlia Margherita con Galeazzo Sforza, figlio illegittimo di Lodovico il Moro.
Usuraio e pluricondannato, forse per penitenza o chissà per quale motivo, nel 1473 fece testamento e lasciò all’ente benefico delle Quattro Marie una casa, situata nella contrada dei ratti, presso la parrocchia di San Michele al Gallo, oltre ad altri possedimenti sparsi qua e là per la città.
Contrada dei Ratti, tra orefici e spadari
Ma per l’edificio lasciato in contrada dei ratti, lasciò istruzioni precise: creare una scuola per 250 figli di povera gente, a cui insegnare a leggere, scrivere, grammatica, matematica e religione cristiana. Inoltre ogni anno avrebbero dovuto distribuire in giorni prestabiliti pane agli scolari e capponi ai maestri.
Il palazzo non era piccolo: 5 grandi stanze e due cortili. Qui avrebbero studiato 50 ragazzi per 5 ore al giorno (tranne il giovedì ed i giorni festivi)
Il lascito di Tommaso Grassi ebbe successo fino alla fine o quasi del 1700 quando con gli austriaci tutto venne soppresso e la casa della contrada dei ratti venne venduta all’asta, per poi essere demolita un secolo dopo: la strada doveva essere allargata.
E proprio durante la demolizione, ecco comparire tra le altre cose una terracotta chiamata Madonna del topo, Madonna del Ratt.
Perché questo nome? Facile: la Madonna tiene sulle ginocchia il Bambino dalle cui spalle ecco comparire il nostro topino.
Se volete potete vederla ancora oggi: non più nella contrada dei ratti, ma in via Santo Spirito, nel cortile del Bagatti Valsecchi