Parlare della famiglia Pusterla vuol dire fare un viaggio nel tempo di diversi secoli. Siete pronti?
Partiamo da Francesco Pusterla, detto anche Frnciscolo o Franciscolo. Lo troviamo già nel 1331 nelle vesti di ambasciatore in quel di Avignone per conto di Azzone Visconti. Se la passa bene, è un nobile e addirittura nominato cavaliere nel 1338: partecipa a tornei cavallereschi tra cui quello in onore del matrimonio di Luigi I Gonzaga. Insomma, se la passa bene.
Il buon Francesco era sposato con Margherita figlia di Uberto Visconti. Sì, proprio quella Margherita Pusterla, protagonista del romanzo di Cesare Cantù.
Margherita era una donna molto affascinate e bella ed ovviamente Francesco ne andava molto fiero. Tanta bellezza attirò l’attenzione di tanti uomini… uno in particolare, Luchino Visconti. E voi direte.. erano cugini.. ed avete ragione! Ma Luchino non era interessato alla.. parentela. Voleva Margherita. E quando Francesco Pusterla venne a conoscenza del comportamento di Luchino decise di vendicarsi
Famiglia Pusterla, dimenticata troppo in fretta
C’è sempre il cuore in mezzo alle tragedie ed anche in questo caso andò a finire male. Il Pusterla organizzò una congiura contro Luchino, mettendosi d’accordo con altre famiglie nobili (tra le altre menziono gli Aliprandi). Nonostante le attenzioni ed il segreto, Luchino lo venne a sapere.
Non si poteva fare altro che scappare ed infatti eccoli prima ad Avignone e poi a Pisa. Scelta quest’ultima non ottimale in quanto la città di Pisa dovette chiedere aiuto a Milano per tenere a bada la rivale città di Firenze. Milano accettò la richiesta d’aiuto in cambio (anche) della consegna dei Pusterla: il 17 novembre del 1341 vennero condannati a morte e decapitati.
La fortuna dei Pusterla finì in questo modo. Dalla casa in Sant’Alessandro ad una fine tragica. E a proposito della casa: nei momenti di massimo splendore, la famiglia Pusterla aveva una strana abitudine. Veniva chiamata la Facchinata del cavallazzo.
E in cosa consisteva? Da casa loro si facevano trasportare in quella che oggi chiamiamo piazza Duomo dentro, sì avete letto bene, dentro un cavallo di legno (vi ricorda qualcosa??): arrivati a destinazione il cavallo si apriva ed ecco la famiglia Pusterla uscire con regali per tutti.