Impossibile spiegare parole dialettali senza che i ricordi facciano un tuffo a quando le ginocchia erano sempre sbucciate. E una delle parole di oggi è proprio “borlà-gio”.
Nel caso specifico però, le ginocchia sbucciate erano quelle della mia nonna… E sempre pensando a lei ho ricordato una ricetta dei poveri, la “busecchina”, che si faceva con le castagne secche. La ricetta era poi stata tramandata a mia mamma, che la preparava in un modo indimenticabile. Buona lettura.
Borlà-giò: cadere.
C’è un’associazione immediata tra borlà-giò e mia nonna Pina che ogni tanto cadeva. Ma non perché fosse vecchia, semplicemente andava giù. E mio padre, con la dolcezza che solo un figlio maschio può trasmettere, diceva “Ma l’è borlada giò anmò? La va in gir ‘me on’òca e la borla in tèrra!” traduzione “ma è caduta ancora? Va in giro come un’oca e cade!”. In milanese l’amore figliale si trasmette indubbiamente meglio. Era ovviamente il modo brusco ma pieno di amore e paura, che le vecchie generazioni usavano, nella loro (spesso) incapacità di trasmettere le proprie emozioni.
Bus: buco.
Da non confondere con il mezzo di trasporto, soprattutto perché a Milano quello per eccellenza l’è el Tramm. Si pronuncia con la “u” chiusa e viene usato nel linguaggio comune in associazione con una parte del corpo che non riporteremo ma che è di facile intuizione. Nel parlato moderno, il milanese si usa ancora laddove ci sia un linguaggio volgare…
Busecchina: castagne cotte nel latte.
Si tratta di un piatto (molto) povero che ha un posto speciale nei miei ricordi di bambina. Quando in inverno vedevo le castagne secche in ammollo nell’acqua dentro all’insalatiera di vetro beige, mi si apriva il cuore: la mamma avrebbe preparato la busecchina! Dopo una mezza giornata nell’acqua, le castagne venivano messe a cuocere nel latte (con un po’ di sale e una foglia di alloro) finchè questo non si rapprendeva. Il risultato finale era un piatto meraviglioso, con le castagne che diventavano morbidissime avvolte da una crema di latte. Potrei preparare la busecchina quando voglio, ma la paura di non sentire più qual gusto speciale, fa sì che le lasci nel cassetto dei ricordi.