Simmenthal: un nome che tutti conosciamo. Tutti l’abbiamo visto almeno una volta al supermercato o su una tavola, pronta per essere “aperta”
E’ un nome a cui mi sono abituato fin da piccolo: no, non perchè mi venisse data da mangiare al posto degli omogeneizzati, ma perchè era anche il nome della squadra di pallacanestro di Milano, quella che oggi chiamiamo Olimpia. Mio padre da ragazzo giocò proprio in quella squadra e spesso si ricordavano qui momenti.
Credo, ma non non sono sicurissimo, di aver appreso solo dopo che oltre al basket Simmenthal corrispondesse anche alla carne in scatola. Già: quella scatoletta che la apri, metti il contenuto su un piatto, aggiungi due fogli di insalata, prendi la forchetta e voilà! Pranzo, cena o spuntino pronti.
Questa l’immagine che ricordo delle pubblicità: semplice ed evidentemente efficace. La ricordo a casa dei miei, ma credo di averla assaggiata solo da adulto.
Simmenthal, sulle nostre tavole da decenni
Ma come nasce la Simmenthal? Fu il signor Pietro Sada, un cuoco, che per primo ebbe l’idea di conservare la carne di pollo in lattina. Provò e riprovò fino a quando riuscì, bollendo la carne ed aggiungendo sale e cloruro di calcio, ad ottenere quello che si era messo in testa. Siamo, ops, eravamo in zona San Babila e correva l’anno 1886 quando il signor Sada chiese la licenza per produrre “conservazioni di carni di pollo e selvatici”.
Si deve però aspettare il 1923 quando Gino Alfonso, figlio di Pietro, creò il marchio Simmenthal: carne lessato con gelatina. Tutti ricordiamo la mucca presente sulla confezione: ecco, sappiate che era una vacca svizzera, precisamente della valle del Simmen…
Da allora di scatolette ne sono state vendute chissà quanti milioni: l’azienda dopo essere passata nella mani della Kraft, nel 2012 torna “italiana” con la Bolton Alimentari.
Qualunque supermercato frequentiate, la Simmenthal è lì, sullo scaffale, pronta per essere messa nel carrello. Ricordatevi però anche la foglia di insalata