Il Duomo, il Teatro alla Scala, la Pinacoteca di Brera, il Cenacolo di Leonardo. Solo alcune delle tappe da non perdere per chi visita Milano per la prima volta. La città della moda e delle tendenze ha tanta storia da raccontare e molti luoghi che incantano, come anche la Galleria e il Castello Sforzesco, ad esempio.
Ma ci sono spazi, esclusi forse dalle guide turistiche, che pure fanno parte dell’immaginario collettivo. Uno di essi è certamente lo Stadio di San Siro, dove squadre di calcio di livello internazionale come il Milan e l’Inter disputano le loro partite, ma dove si svolgono anche concerti di band e musicisti famosi.
Nel tempo questo stadio è stato soprannominato la Scala del Calcio o il Tempio del calcio e molti appassionati ne sentono la mancanza ora che, per colpa della pandemia, non possono ritrovarsi in tribuna e sono costretti a seguire le imprese dei loro beniamini online, su piattaforme streaming come Rojadirecta.
Una storia che inizia negli anni Venti
Pochi però conoscono la vera storia dello stadio di Milano, che è anche il più grande d’Italia, con i suoi 80mila spettatori. Si tratta di un percorso lungo, pieno di aggiustamenti e ampliamenti, che comincia nel 1925.
A lanciare l’idea di uno stadio calcistico che potesse ospitare le partite delle squadre della città, ma anche altri eventi sportivi fu l’allora presidente del Milan Piero Pirelli. Affidò l’incarico di cominciare a ragionarci all’ingegnere Alberto Cugini e all’architetto Ulisse Stacchini, che definirono il primo progetto.
Un punto di partenza, cui vennero apportate modifiche successive, che definirono meglio i dettagli architettonici dell’impianto. All’inizio i posti erano 35mila e l’inaugurazione avvenne il 19 settembre 1926 con un’amichevole tra le due squadre che sono ancora oggi le padrone di casa, mentre le partite vere e proprie cominciarono in ottobre.
Tante le fasi di sviluppo
Successivamente, lo stadio di San Siro subì una serie di interventi di ampliamento e miglioria: anzitutto l’aggiunta delle quattro curve, che portò alla capacità di 55mila spettatori; poi la creazione del secondo anello che ha permesso di arrivare a centomila posti, poi diventato 80mila per ragioni di sicurezza. Un’altra modifica fondamentale è arrivata nel 1990, quando per ospitare eventi come ad esempio la Coppa del mondo Fifa, furono creati la copertura e un terzo anello per le tribune. Interventi promossi grazie alla fantasia di grandi professionisti, come gli architetti Perlasca, Armando Ronca, Enrico Hoffer e l’ingegnere Leo Finzi. L’ultimo ammodernamento di grande rilievo è la sostituzione del manto erboso, che aveva cominciato a creare dei problemi di mantenimento e adesso è invece splendido, per merito anche dell’uso di fibre sintetiche e naturali.
Una dedica antica e uno spirito moderno
Dedicato a di Giuseppe Meazza, calciatore di fama internazionale che durante la sua carriera vestì le maglie di entrambe le squadre milanesi, arrivando anche ad aggiudicarsi la coppa del mondo con la nazionale, lo stadio ha caratteristiche imponenti, come un’area di 355.000 metri quadrati, diversi settori che si sviluppano in quattro zone principali, racchiuse dalle torri d’angolo.
Il primo anello ospita 28mila persone, il secondo oltre 32mila e il terzo più di 19mila, cui vanno aggiunte tribune e spazi per la stampa. Uno spazio imponente e pieno di storia, eppure in questo momento le due squadre che usano lo stadio hanno deciso di mandarlo in pensione e stanno progettando uno spazio alternativo.
Il futuro non è ancora chiaro
Senza dare certezze su cosa accadrà della Scala del calcio. Tanto che proprio di recente Gianfelice Facchetti, figlio del terzino dell’Inter e della Nazionale Giacinto Facchetti, ha scritto un libro sul Meazza intitolato “C’era una volta a San Siro’’. In questo volume si chiede cosa accadrà di San Siro, tempio del calcio ma anche della musica rock. La sua impressione è che il progetto del nuovo studio punti a creare uno spazio commerciale e multifunzionale, che faccia ottenere profitti maggiori alle squadre, un po’ come accade nel resto d’Europa, ma il timore è che si perda la magia del Meazza.
Facchetti teme infatti che l’incantesimo che ha reso questo luogo così speciali si spezzi e che Milano rimanga orfana di uno spirito davvero unico, che l’ha accompagnata a lungo. Tanto che ha lanciato una proposta innovativa: trasformare San Siro in uno spazio di valore nazionale, proprio come lo Stade de France di Parigi, dove ospitare gli incontri della Nazionale italiana. Un’idea che permetterebbe di mantenere San Siro tra le meraviglie di Milano, una città che nasconde tanti tesori. Perché le bellezze sconosciute della metropoli siedono ai piedi della Madonnina. In attesa di essere scoperte.