mercoledì,30 Ottobre,2024
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Trittico di Vighignolo: Un Capolavoro Rinascimentale

Il Trittico di Vighignolo è un bassorilievo a scultura in marmo realizzato nel XV secolo, oggi conservato nel Castello Sforzesco di Milano.

Originariamente, l’opera era situata nella chiesa di Santa Maria Nascente di Vighignolo, ora frazione del comune di Settimo Milanese, dove serviva come paliotto per decorare l’altare di una delle cappelle laterali.

Il bassorilievo è composto da tre formelle quadrate. Al centro, la figura di Cristo nel sepolcro appare a mezzobusto in posizione dolente, circondata dagli strumenti della Passione, tra cui la croce, le fruste della flagellazione, la lancia e la spugna. Cristo poggia le mani su un panno che richiama la Sindone. Nella formella di sinistra è rappresentata la Vergine in posizione sofferente, nell’atto di reggersi il cuore al petto. A destra si trova San Giovanni Evangelista, che secondo la tradizione evangelica, era presente con Maria ai piedi della croce.

Trittico di Vighignolo: Un Capolavoro Rinascimentale

Alla fine dell’Ottocento, la necessità di ampliare e ristrutturare la chiesa parrocchiale di Vighignolo costrinse la parrocchia a vendere il paliotto per la somma di 1000 lire. Il pezzo venne segnalato come di interesse dal proprietario terriero Carlo Locatelli, che avvisò le autorità milanesi. Queste disposero il trasporto dell’opera all’istituto delle Stelline di Milano, dove venne sottoposta alla visione della Consulta Archeologica.

Nonostante la commissione si esprimesse favorevolmente sulla tutela del pezzo, il ministro Pasquale Villari inizialmente invitò a mantenere l’opera in loco e a rifiutare la vendita. Tuttavia, nel 1891, con il cambio del ministro e la successione di Codronchi, la vendita venne approvata, destinando il bassorilievo al museo del Castello Sforzesco di Milano. Questa decisione impedì che l’opera diventasse parte di una collezione privata, rendendola accessibile al pubblico.

Le vicende legate alla vendita del Trittico di Vighignolo suscitarono l’interesse della critica artistica, tra cui Diego Sant’Ambrogio, che aveva già studiato le origini della chiesa di Cascine Olona. Sant’Ambrogio rigettò la tesi del paliotto, sostenendo che il bassorilievo era stato riutilizzato e che originariamente decorava parte del monumento funebre di Ludovico il Moro e sua moglie Beatrice d’Este alla Certosa di Pavia, attribuendo l’opera a Cristoforo Solari. Tuttavia, lo storico dell’arte Franco Malaguzzi Valeri contestò questa ipotesi, ritenendo che, nonostante la coerenza storica, il livello artistico delle sculture non era compatibile con la stessa mano.

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