Torno ancora una volta indietro nel tempo, non tantissimo, ma quanto basta per avere ricordi non proprio nitidi. Diciamo “qualche cosa”, ma con tante belle sensazioni.
Erano certamente gli anni ’70, verso il giorno di Sant’Ambrogio: abitavo in zona Garibaldi e la casa aveva un cortile (posti auto e cemento, le mie ginocchia ancora ringraziano!) stretto e lungo. Casa mia era proprio alla fine del cortile e in quei giorni dell’anno, aspettavo arrivassero loro.
Era facile capire quando stavano per arrivare perchè il volume della musica aumentava poco alla volta: all’inizio si sentiva e non si vedeva niente e poi, poco alla volta, eccoli che si avvicinavano. Erano gli zampognari.
Come mi piacevano con la loro zampogna (che io per anni ho pensato fosse una cornamusa, ma fa niente!!) Si fermavano in mezzo al cortile e suonavano le loro musiche: per me, ero un bambino, era il segnale che mancava poco al Natale.
E quando ripenso ai quei momenti, mai più vissuti, mi torna sempre in mente una canzone che ho chiesto al nostro Carletto di scrivere nel modo corretto. Certo, loro suonavano Tu scendi dalla Stelle (credo) ma a me viene sempre in mente questa: ve l’ho detto che è un ricordo sbiadito e lontano!
Piva, piva
l’òli d’oliva
gnacca, gnacca,
l’òli ch’el tacca,
l’è ‘l Bambin ch’el pòrta i bellee,
l’è la mama che spend i danee,
l’è ‘l papà con su i calzon,
l’è ‘l Bambin pròppi de bon!