Eugenio Finardi: lo abbiamo incontrato e ci ha raccontato che…
Sei nato a Milano?
Sì, alla Clinica San Giuseppe in via San Vittore.
Parli o comprendi il dialetto milanese?
Mi piacerebbe ma mio padre era bergamasco e mia madre americana, perciò non parlo veramente il milanese a parte qualche parola in un vago lombardo prealpino venato di ticinese.
Il piatto più buono della cucina milanese?
L’ossobuco con il risotto allo zafferano.
Eugenio Finardi: 3 cose
Tre luoghi della città che stanno a cuore a Eugenio Finardi?
Per me il cuore di Milano è La Scala, che è anche il motivo della venuta in Italia di mia madre, cantante lirica, e quindi della mia nascita.
Poi la sede RAI in corso Sempione all’ombra della cui torre si svolse tutta la mia vita di musicista adolescente.
Per terzo citerei il Palalido di piazzale Stuparich dove ho visto i primi grandi concerti della mia vita, dai Rolling Stones e gli Who fino ai Ramones e i Police.
Hai un ricordo di quando eri bambino legato a Milano?
Quasi tutti i miei ricordi infantili sono legati a Milano, ad esempio il percorso da casa verso la scuola elementare di via Rasori attraversando le macerie della guerra che ora sono i bei giardini di via Mario Pagano.
Qual è per te il simbolo della milanesità?
Credo siano comunque sempre il Duomo e il Castello Sforzesco.
Dove porteresti un amico straniero per regalargli un ricordo indelebile?
Ad un’opera a La Scala, ripercorrendo i passi di Verdi, da via Ugo Foscolo attraverso la galleria…