Metà anni ’70: Colette e Mauro perdono la testa per un ristorante che all’epoca era praticamente in periferia, a due passi dall’Ippodromo di Milano. Sono giovani, entusiasti ed intraprendenti. Forse anche un filo incoscienti. Ma chi non lo è a quell’età?
Decidono di buttarsi e prendono in mano questo ristorante e lo chiamano Ribot: la passione per l’ippica in famiglia è tanta, il nome infatti è del celebre campione che nel dopoguerra ha vinto tutto. Essere a due passi dal centro nevralgico della storia dell’ippica milanese fa il resto. Inizia così una storia di passione, buon cibo e successo.
Oggi a guidare Ribot troviamo Niccolò, il figlio. Continuare sulle orme dei genitori è stata naturale ed allo stesso tempo una missione. Lui stesso spiega così questa scelta: “Sono state le persone a chiedermelo, per loro Ribot era diventata come una casa. La maggior parte dei nostri clienti non dice “ieri sera sono andato al ristorante”, ma “ieri sera sono andato da Ribot”.Può sembrare una sottigliezza, ma per noi è un grande risultato. Significa essere riconosciuti per la nostra ospitalità unica per la nostra cucina e per i nostri valori.”
Le origini toscane qui si “respirano” subito e si assaggiano un attimo dopo: i migliori tagli di carne, fiorentine, filetti e costate, così come gli affettati, i formaggi, le paste, i maccheroni alla Montalcino. Il tutto accompagnato da quello che nella cantina, viene accudito come un tesoro: i classici dei vigneti toscani.
Ed a rendere il tutto perfetto è indiscutibilmente il contesto: quella che negli anni ’70 era periferia oggi è una zona viva ma sempre molto verde. Qui la vista non offre grattacieli e palazzi, ma pergolati ed alberi. E quando la stagione lo permette, pranzare o cenare nel dehor accompagnati dalla musica delle cicale o dei grilli, rende il tempo passato da Ribot un’esperienza unica. Da ripetere tante, tante volte.