Castello Scaligero di Sirmione, splendido esempio di rocca trecentesca, svetta con tutto il suo splendore su quella lingua di terra che si insinua nelle celesti acque del Lago di Garda dove le sue maestose torri si specchiano da otto secoli.
Nato sui resti di una fortificazione romana venne costruito per volere del podestà di Verona Leonardino della Scala conosciuto come Mastino I della Scala. Posto in una posizione strategica aveva una funzione difensiva dei domini Scaligeri e di controllo portuale.
La costruzione, iniziata nel 1277, comprendeva il Mastio, il cortile principale, le tre torri angolari e i due ingressi con ponte levatoio. Il secolo successivo presero vita la darsena e la recinzione del borgo di cui oggi possiamo vedere una torre angolare situata vicino alla chiesa di Santa Maria Maggiore e la porta merlata situata in piazza Flaminia.
Nel 1405 Sirmione passò sotto il dominio della Repubblica di Venezia grazie a cui la darsena diventò quella che vediamo oggi andando a sostituire quella preesistente il legno. Nel XVI secolo cominciò un lento declino a favore di Peschiera del Garda che venne investita di maggiore importanza politica e militare. Il Castello Scaligero di Sirmione rimase sede della guarnigione militare fino al 1797 quando cadde la Repubblica di Venezia. Successivamente diventò caserma dei militari francesi e poi di quelli austriaci fino all’Unità d’Italia.
Entrati nel castello si accede al cortile principale su cui svetta la torre di avvistamento. Salendo si può percorrere il camminamento di ronda con i suoi merli ghibellini a coda di rondine da cui si gode una vista spettacolare e suggestiva non solo del lago ma anche della darsena dove trovava rifugio l’antica flotta Scaligera. Un portico interno custodisce un lapidario romano e medievale.
Se mentre camminate nel Castello Scaligero di Sirmione vi sembra di intravedere la sagoma eterea di un uomo non vi spaventate, è solo il fantasma di Ebengardo che, disperato, vaga nella sua fortezza dannandosi per non essere riuscito a salvare l’anima della sua amata Arice, pugnalata da quell’ospite inaspettato di Elaberto che, invaghitosi di lei, si intrufolò nella sua stanza per usarle violenza. Trovando troppa resistenza la uccise ed Ebengardo, cieco di rabbia e di dolore, lo uccise. Non vi spaventate ma magari stategli ad una certa distanza…non si sa mai.