Se dici “Grazie”, forse pensi a un gesto di cortesia. Ma in questo caso parliamo di un piccolo tesoro incastonato tra le paludi del Mincio, a pochi chilometri da Mantova. Grazie, frazione del comune di Curtatone, è un luogo dove storia, arte e un pizzico di curiosità si intrecciano in una cornice unica.
Il cuore pulsante del borgo è senza dubbio il Santuario della Beata Vergine delle Grazie, un gioiello di stile gotico lombardo. La sua storia inizia con un’edicola costruita dai pescatori e contadini locali per venerare un’immagine della Madonna col Bambino. Ma è grazie al marchese Francesco Gonzaga che, dopo la peste del 1399, questo luogo diventa una basilica consacrata alla fede e alla devozione.
A partire dal 1412 vengono costruiti l’oratorio, il convento, la scuola e la biblioteca. Nel 1521 viene eretto il portico con 52 arcate per ospitare i mercanti della fiera di Porto. Nel 1782 il convento viene convertito in ospedale mentre, sotto Napoleone, la basilica viene privata della maggior parte dei suoi tesori, i libri della biblioteca distrutti e l’edificio smantellato. Durante la prima guerra d’Indipendenza a Grazie si accampano le truppe del Granducato di Toscana prima di andare a combattere la battaglia di Curtatone e Mortara.
Grazie: un borgo tutto da scoprire
Una volta entrati nel Santuario, si rimane senza parole davanti alle 80 nicchie che ospitavano manichini di cartapesta a grandezza naturale: ex-voto che raccontano episodi di pericolo scampato. Oggi ne restano solo una quarantina, ma il fascino del “teatro dei miracoli” rimane intatto. Le impalcate sono completamente riempite da modellini anatomici in cera di mani, cuori, occhi, seni, bubboni maligni ex voto.
E poi c’è lui: un coccodrillo imbalsamato, appeso al soffitto del Santuario. Non è una decorazione qualunque, ma una rappresentazione simbolica del diavolo, incatenato e innocuo. E’ un’ammonizione per i fedeli contro la predisposizione all’errore. Come ci sia arrivato è un mistero avvolto nelle leggende. Si dice che potrebbe essere scappato dallo zoo dei Gonzaga o, più prosaicamente, portato da viaggiatori esotici.
Le cappelle laterali del Santuario sono un vero tesoro d’arte e storia. Da quella della famiglia Gonzaga alla cappella progettata da Giulio Romano, dove riposano Baldassarre Castiglione e i suoi familiari, ogni angolo trasuda bellezza e memoria. Dopo l’ingresso della sagrestia si trova la cappella Mater Gratiae, dove è conservata l’immagine sacra, e la reliquia di Carlo II di Gonzaga-Nevers insieme a quella di sua moglie. Sul lato sinistro si trova la cappella degli Zimbramonti con la preziosa pala di San Sebastiano realizzata da Francesco Bonsignori.
Fuori dal Santuario, il borgo di Grazie offre uno scenario pittoresco con le sue case di pescatori e le botteghe nate dai portici. Basta scendere verso il Mincio per immergersi in un paesaggio incantato tra ninfee, canneti e, in estate, i fiori di loto. Navigando sui suoi canali, sembra quasi di entrare in un dipinto virgiliano.
Ogni anno, il piazzale davanti al Santuario si anima con la presenza dei madonnari, artisti di strada che, con i loro gessetti colorati, celebrano la Vergine creando vere e proprie opere d’arte sull’asfalto. È uno spettacolo imperdibile, che unisce tradizione e creatività.
E se la fame si fa sentire, il borgo sa come coccolarvi. Provate il luccio in salsa, il piatto tipico della zona, e lasciatevi tentare dai sapori autentici di questo angolo di Lombardia.
Visita dopo visita, Grazie non smette mai di sorprendere. Che sia per la bellezza del Santuario, per la serenità del Mincio o per la curiosità di scoprire come un coccodrillo sia finito appeso in chiesa, questo borgo ha un fascino che conquista. E allora, quando andrete via, probabilmente sarete voi a dire “Grazie” – non solo per educazione, ma per aver vissuto un’esperienza indimenticabile.