Lomello, piccolo comune della provincia di Pavia si trova al centro di quel territorio pianeggiante e ricco di risorgive chiamato Lomellina dove l’alternarsi delle stagioni si manifesta in tutte le sue sfaccettature.
Lomello in epoca romana era una località di sosta dove si fermavano milizie, magistrati, imperatori, commercianti etc. che da Pavia percorrevano la strada che conduceva verso Torino o verso Vercelli. Nel luogo dove ora sorge la basilica Santa Maria Maggiore uomini e cavalli recuperavano le energie prima di rimettersi in viaggio.
In epoca longobarda a Lomello, situato vicino alla capitale Pavia, venne celebrato il matrimonio tra la regina Teodolinda e Agilulfo, duca di Torino. Quando salì al potere Carlo Magno qui venne istituito il Comitato di Lomello facente parte della marca d’Ivrea.
I primi conti di Lomello erano conosciuti come Conti Palatini e fra loro il capostipite era Cuniberto. Suo figlio Ottone I diventò Conte di Pavia e conte del Sacro Palazzo.
Nel 1449 il borgo lomellese venne concesso in feudo da Francesco Sforza ad Antonio Crivelli alla cui casata rimarrà fino al 1797.
Senza dubbio tra i monumenti più importanti del comune ci sono la basilica di Santa Maria Maggiore e il Battistero di San Giovanni ad Fontes. A questo luogo è legata una leggenda che si fa risalire alle celebrazioni del matrimonio tra la regina longobarda Teodolinda e il duca Agilulfo.
Si narra che il Diavolo, contrario alla celebrazione di un matrimonio che avrebbe dato modo al cattolicesimo di diffondersi a causa della conversione alla religione cristiana della regina, incendiò la chiesa di Lomello. Tronfio del suo operato venne redarguito dal Signore che gli ordinò di rifabbricare durante la notte ciò che era stato distrutto, pena la costruzione di tre nuove chiese con la badia.
Belzebù pescò dal fondo dell’inferno i migliori ingegneri, architetti e muratori che riuscì a trovare e diede loro l’ordine di rifare la chiesa in tutta fretta. Senza una guida ciascuno fece a modo suo.
La notte passò in fretta e all’alba la facciata era incompleta. Intervenne il Signore dicendo di lasciare incompiuta l’opera a dimostrazione del fatto che le cose belle e buone il Diavolo non le sapeva fare ma lo costrinse ad edificare il Battistero in cui il figlio di Teodolinda e Agilulfo sarebbe stato battezzato.
Le nozze vennero celebrate in un edificio curiosamente disordinato: le mura non correvano parallele, i colonnati erano di forma e dimensioni diverse nei fusti, nei capitelli, nel giro dell’arco e nell’altezza dei piedi. Alla fine della cerimonia il Battistero, regalo di Belzebù, era lì, nuovo di zecca.
La “Chiesa del Diavolo” esiste solo nella leggenda ma a qualcuno piace pensare che la Basilica di Santa Maria Maggiore sia stata rifatta sul tracciato di quella antica per conservare la memoria di questa leggenda.
In effetti, osservandola, ha qualcosa di sinistro. Ci sarà davvero lo zampino del diavolo?