Sarà successo se non a tutti a molti: ritrovarsi su una strada mai fatta, solitamente in mezzo al niente ed arrivare ad un certo punto ad un bivio; le indicazioni non ci aiutano e non sappiamo da che parte andare.
Personalmente mi è successo più di una volta il ritrovarmi in questa situazione: sia realmente, ovvero su una vera strada davanti ad un vero bivio ed altrettante in senso figurato. Alcune volte ho imboccato la direzione giusta, altre no.
Uscendo dalla sfera personale, oggi mi pare che Milano si trovi proprio a questo punto: davanti ad un bivio ma la certezza che “quella” sia la direzione giusta non ce l’ha.
E come sempre, sbagliare è un attimo e, peggio ancora, molte volte quando si imbocca la strada sbagliata, è necessario tornare indietro, arrivare nuovamente al bivio e prendere l’altra strada, sperando che lungo la via del ritorno, si riesca ad andare dritto, senza ulteriori tentennamenti.
Quante cose si leggono oggigiorno su quello che sarà il domani di Milano? Quale è la strada giusta che dovrà imboccare la nostra città, e chi la amministra, affinchè quella direzione porti se non a destinazione (in questo caso il viaggio non termina) ad un futuro migliore?
Si sta discutendo molto, soprattutto in ottica green: leggo che in tanti ritengono che quanto accaduto in questi mesi sia l’occasione perfetta per quella svolta ecologista per la nostra città, invocata da decenni, ma quasi sempre lasciata, salvo poche cose, in un cassetto.
Milano, l’ho detto e scritto tante volte, è una città dove il verde non manca, ma ovviamente tutti ne vorremmo di più. Quello di cui si sente la mancanza è un sistema diverso per quel che concerne il riscaldamento. E si badi, qui non è solo un discorso di tecnologia obsoleta, ma anche di mancanza di educazione civica ed ambientale (ricordate le polemiche cadute nel vuoto sui negozi con le porte aperte?).
Un bivio può significare cambiamento. Ed io personalmente sono convinto che un cambiamento sia necessario. Se prima del covid l’euforia della “grande Milano” ci aveva preso un po’ la mano, quanto è accaduto ha accelerato un processo che a mio avviso avremmo comunque visto. E nei giorni di pandemia sembrava che la strada imboccata fosse quella giusta: è bastato riaprire le gabbie, ops, le strade e quella luce è andata persa.
A cosa mi riferisco? A quello che per me è il vero primo cambiamento di cui necessita non solo Milano ma tutta Italia: dobbiamo prima di tutto renderci conto di che grande Paese siamo, della nostra storia, di quello che siamo capaci di fare. Del fatto che siamo in grado di essere i migliori di tutti, di poter emergere in qualsiasi cosa. Ma dobbiamo tornare a crederci. Dobbiamo ricominciare a credere di più in noi stessi nelle nostre capacità e smetterla di dare la colpa delle cose che non vanno a questo e a quello, al politico di turno o a quelli che “comandano”.
Nel corso delle nostra storia siamo stati capaci di prendere la direzione giusta tante volte e siamo riusciti a dimostrare le nostre qualità e le nostre capacità. Ecco, questa è la strada che dobbiamo prendere.