Io non sto a casa

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Io non sto a casa. Si avete letto bene.

No, non è un momento di ribellione, anzi. Tutt’altro. Il pensiero è per i molti racconti sentiti e riportati i questi giorni di chiusura. Perché mentre noi DOBBIAMO STARE A CASA, sappiamo benissimo che in tanti DEVONO USCIRE e continuare a garantire i servizi essenziali.

Li vediamo tutti i giorni. Gli autisti dei mezzi pubblici, gli addetti ai supermercati e tanti altri lavoratori loro malgrado. Le Forze dell’Ordine che corrono dietro a chi a casa non ci sta, ma non solo, intanto continuano a difenderci da aggressori, truffatori. Tutti i giorni.

Poi naturalmente in primissima linea i volontari delle ambulanze, il personale medico e infermieristico. Se ne parla, si parla di eroismo. Ma se parlate con loro, con un Poliziotto, con un Medico, nessuno vi parla di eroismo. Non c’è gloria o vanto nelle loro parole. C’è un composto accenno al senso del dovere, all’amore per il loro lavoro, alla consapevolezza che la prima linea non deve cadere.

Ma i loro racconti hanno una vena che va molto oltre i miti, gli eroi e i ritmi da vera e propria guerra. Le loro parole tradiscono tanta rabbia e tanta tristezza. Frustrazione. Ci sono il sacrificio dell’aver scelto di non vedere i propri figli se non attraverso una video chat, perché se tutti i giorni sei esposto al contagio scegli di non esporre anche i tuoi cari.

Il pensiero agli anziani genitori che hanno già i loro acciacchi. Settimane di un isolamento auto imposto, forse saranno mesi. Giornate infinite di lavoro pesante e poi la sera neanche il conforto di giocare con tuo figlio. Solo pensieri e speranza di non cominciare a tossire male.

Strumenti e protezioni che arrivano a singhiozzo, tanta buona volontà, buon senso o santa italiana improvvisazione per sopperire alle carenze. Pensate al nastro messo negli autobus per tenere la distanza tra l’autista e l’utenza. MA. Ma tutti i giorni loro sono lì puntuali e ricominciano a fare il loro lavoro. Tutti i giorni più incazzati perché tutti quelli a cui viene chiesto di fare solo una semplicissima cosa, stare a casa, continuano a uscire e uscire e uscire.

Un pacchetto di sigarette, una scatoletta per il cane, la fettina di pollo per pranzo. Tanti, troppi trovano una scusa per aggirare le regole, girano tronfi e soddisfatti delle loro autocertificazioni. Intanto nonni, padri, figli, zii continuano a morire e chi non può stare a casa continua a piangere per loro. E per sè.

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