Posso direi di conoscere Milano. Posso dire di averla girata tutta. Posso anche dire che con una media di 14 chilometri ( a piedi) al giorno, di strada ne ho fatta veramente tanta in questi anni per le vie della nostra città.
Ma ogni volta, e non chiedetemi il perchè, riesce sempre ad emozionarmi.
Ieri sera: sono da poco passate le 21 ed incredibilmente ancora lucido decido di fare un giretto. Lascio la vespa in via Larga gusto per avere davanti ai miei occhi il campanile più bello del mondo, quello di San Gottardo in Corte e mi dirigo verso Santo Stefano.
Per quanto sia centro, questa non è zona di “struscio”: i turisti qui al massimo vengono a cenare. Poca gente insomma lungo la strada. Mi fermo a guardare proprio Santo Stefano e San Bernardino alle Ossa: la luce che solo in questa stagione c’è ancora alle 21.30 è spettacolare. Sento voci che arrivano dall’osteria ai piedi della chiesa ma sono immerso in uno scenario tutto mio: rivedo le tante storie raccontate su questa chiesa, sull’ossario lì a fianco e come spesso mi capita (non fate caso, dicono sia una malattia, ma a me sta bene così) inizio a “vedere” coloro che qui hanno vissuto prima di noi, con i loro abiti, i cavalli e le carrozze.
Esco da questo mio mondo solo quando mi passano davanti dei ragazzi che devono aver appena festeggiato la laurea. Approfitto quindi per passare davanti alla loro Università… che meraviglia è? A volte mi capita di invidiare chi studia qui, sapendo che ogni giorno possono entrare in una università così bella.
Approfitto del fatto che il portone è ancora aperto ed entro, nel primo cortile. Che grandezza, che maestosità! Non c’è niente da fare, pur avendola vista centinaia di volte, l’effetto è sempre il medesimo.
Ed ancora una volta sprofondo nei miei pensieri, chiamateli se volete illusioni e vedo Francesco Sforza passare da queste parti con il suo seguito…
Torno indietro non prima di aver sbirciato il campanile di Sant’Antonio Abate sbucare tra due palazzi e riprendo la mia vespa. Ancora una volta Milano mi ha emozionato.