Ca’ Granda, Casa Grande. 12 aprile 1456. E’ questa la data in cui il primo mattone di un capolavoro assoluto della Milano rinascimentale viene posato.
A volerlo è il signore della città, Francesco Sforza, appena insediatosi al potere e dunque ben propenso ad opere di pubblica utilità. Dona a Milano il terreno per la costruzione di un ospedale per i poveri, un ospedale pubblico insomma. Il progetto della Ca’ Granda è affidato al Filarete, architetto suggerito da Cosimo de Medici e a cui lo Sforza affida anche il progetto del nuovo Castello, dando una nuova impronta alla città ed un nuovo impulso alle arti del nord Italia, la giusta scintilla per il movimento rinascimentale già in arrivo.
L’ospedale fiorentino di Santa Maria Nuova è il modello perfetto per il Filarete che ne segue le linee ma conservando la tradizione lombarda inserendo splendide decorazioni in cotto. A lui segue il Solari a cui si deve ancora il gusto tardo gotico, ma i lavori si interrompono insieme alla dinastia Sforza nel 1499.
Riprendono solo nel ‘600 con il completamento del corpo centrale a cui collaborano il Richini ed il Crespi. All’interno anche una cappella, impreziosita da una pala del Cerano. Non mancava proprio niente. Il tutto, sottolineiamo, procede finanziato dai lasciti di privati cittadini, nella migliore delle tradizioni milanesi fino al completamento nel 1805.
Ca’ Granda una bellezza grande, grandissima
L’ospedale resta operativo fino al 1939 anno in cui la sede è trasferita a Niguarda. Pesantemente bombardato e danneggiato nel ’43, viene ristrutturato ed oggi è sede dell’Università Statale di Milano, portando con sè l’eredità sforzesca di un capolavoro lombardo e milanese che restituisce bene l’idea del fulgore di quel periodo.