Cascina Boscaiola questo il suo nome, ma troverete anche “Cascina della Boscaiola”, o anche “Cascina Boscarola”. È situata tra la Viale Jenner e la Via Edoardo Porro a Milano.
L’edificio, di origine quattrocentesca, sembra essere stato residenza di campagna della Signoria di Milano (prima i Visconti e poi gli Sforza). Attualmente è un’abitazione privata.
Le prime notizie della Cascina risalgano a 1127, mentre la struttura architettonica di alcune porzioni e alcuni elementi in facciata tradiscono un primo blocco costruttivo trecentesco.
Nel XIV secolo viene edificata una dimora gentilizia, di carattere monumentale, parte probabilmente di un complesso maggiore e munito anche di una cappella. Si tratta di una di quelle residenze di campagna, destinate agli intrattenimenti legati alla caccia, poiché situata in una zona boscosa, come il toponimo “Boscaiola”, farebbe intuire.
L’impostazione architettonica, la disposizione interna dei locali e i caratteri decorativi farebbe pensare ad un’opera di maestranze presenti nei cantieri di committenza Viscontea e poi sforzesca.
Il collegamento con la città era garantito da una strada che da Santa Maria alla Fontana si spingeva fino al Derganino, attraverso la strada che si apriva tra la fitta vegetazione e che ancora oggi porta il nome “della Boscaiola”.
Cascina Boscaiola: tanta storia nel traffico milanese
Nel Secolo XV viene innalzato un corpo più alto e massiccio (ad anglo con l’attuale Via Eduardo Porro), caratterizzato da grandi finestre a tutto sesto con elaborate cornici in cotto, quasi una torre da maniero.
Sulle mappe catastali di Carlo VI risulta che questo edificio faceva parte del territorio milanese detto “Dei Corpi Santi” di Porta Comasina.
Nel Secolo XVI viene demolita la Cappella. Il sito sopravvissuto con una trasformazione in cascina a supporto delle attività agricole della zona, fu nel corso dei secoli parecchio rimaneggiato, con aggiunte e rimaneggiamenti sia interni che esterni, condotti a più riprese.
Soprattutto la parte retrostante della corte, a carattere prettamente rustico, è frutto di questi interventi, tanto da snaturare e, in alcuni casi, sostituire le più nobili strutture. È il caso, come testimonia il Nebbia nel suo testo “Milano che sfugge” , della cappella gentilizia con affreschi, che fu sostituita da una costruzione di carattere agricolo (fienile).
L’intero complesso, a carattere agricolo, è stato rimaneggiato a più riprese, nel corso del XX Secolo.