Filippo Della Torre si ritrova a capo di Milano dopo la morte del fratello Martino nel 1363 grazie alle manovre di quest’ultimo che era riuscito a conferire l’ereditarietà a tutte le cariche.
Ormai il carattere signorile del governo torriano era decisamente chiaro a tutta Milano ed erano ben pochi gli scontenti e tra questi, almeno inizialmente, c’era il Papa. Clemente V infatti non perde l’occasione per lasciar piovere una bella scomunica.
La città ha al momento pessimi rapporti con il papato dovuti all’elezione ad arcivescovo cittadino di Ottone Visconti, ma mai accolto in città. Intanto Filippo Della Torre trova parecchie alleanze tanto da creare un vero e proprio fronte settentrionale tra Bergamo, Novara, Lodi, Como e Vercelli in contrasto con il Pelavicino, già podestà di Milano e allontanato proprio dai torriani.
Mentre il cugino Raimondo proseguiva la carriera da porporato, nel 1365 Filippo Della Torre ottiene l’alleanza con Carlo d’Angiò accordandosi per favorire l’ingresso in Italia delle truppe angioine dirette a sud in cambio di sostegno e protezione ai milanesi, o meglio, ai Torriani.
Filippo Della torre, a capo di Milano
Anche Verona, Mantova e Ferrara si accodano ai Torriani così che Filippo Della Torre ne ottiene l’appoggio sia militare che politico, preparando il terreno al riconoscimento come legato Pontificio per il cugino Raimondo.
Manovra che avrebbe cambiato le carte in tavola bei rapporti con il Vaticano, se non fosse che di tutto questo manovrare diplomatico e militare Filippo non riuscirà ad avvantaggiarsene, morendo nel dicembre del 1365 e seppellito nell’Abbazia di Chiaravalle, vicino al padre e al fratello Martino