Il 26 dicembre 2017 Gualtiero Marchesi ci ha lasciato. Ammalato da diverso tempo, è morto qui a Milano. Lascia un segno indelebile nella cucina e cultura milanese ed italiana. Ripercorriamo insieme parte della sua storia.
Nato nel marzo del 1930 in una famiglia di ristoratori, fin da piccolo muove i primi passi in quella che sarà l’avventura della sua vita. Si trasferisce alla fine della guerra in Svizzera e frequenta la scuola alberghiera di Lucerna. Torna poi in Italia e per alcuni anni lavora nell’albergo di famiglia, per poi proseguire i suoi studi ed il perfezionamento della sua tecnica a Parigi.
Apre in seguito il suo primo ristorante a Milano e nel 1978 ecco la prima stella Michelin. Arriviamo ad una data importante, il 1986. E’ il primo ristorante italiano a ricevere le tre stelle. Nel 1991 viene nominato commendatore dall’allora presidente delle Repubblica Cossiga.
Tanti i “ragazzi” che si sono formati nella sua scuola di cucina: nomi che oggi spiccano nel panorama culinario. Tra i tanti, ecco Carlo Cracco, Ernst Knam, Lucia Pavin, Davide Oldani e Daniel Canzian.
Non solo cucina per Marchesi: la passione per l’arte l’ha portato nel 2010 ad inaugurare al Castello Sforzesco, una mostra che ripercorre i passi e i momenti della sua esperienza, fra arte, cucina e successo internazionale.
Nel 2008 restituisce le stelle Michelin. Il motivo? Lo spiega lui stesso. Grazie Maestro.
« Ciò che più m’indigna è che noi italiani siamo ancora così ingenui da affidare i successi dei nostri ristoranti — nonostante i passi da gigante che il settore ha fatto — a una guida francese. Che, lo scorso anno, come se niente fosse, ha riconosciuto il massimo punteggio a soli 5 ristoranti italiani, a fronte di 26 francesi. Se non è scandalo questo, che cos’è? […] Quando, in giugno, polemizzai con la Michelin lo feci per dare un esempio; per mettere in guardia i giovani, affinché capiscano che la passione per la cucina non può essere subordinata ai voti. So per certo, invece, che molti di loro si sacrificano e lavorano astrattamente per avere una stella. Non è né sano, né giusto»