Autodromo di Monza: 110 giorni. Tanto è bastato per costruire la storia dell’automobilismo.
Tutto comincia nel 1922 quando l’Automobile Club Milano festeggia i suo venticinque anni. Sono gli anni del futurismo, delle nuove tecnologie, delle auto e si vuole sperimentare. Era un bisogno.
Quale modo migliore per festeggiare se non quello di costruire un autodromo in grado di soddisfare tutte le esigenze delle case motoristiche? Nasce la S.I.A.S, con capitali privati e sotto la guida di Silvio Benigno Crespi, milanese di via Buorgonuovo, personaggio ed industriale illuminatissimo, come testimoniano il villaggio operaio di Crespi d’Adda e la sua firma sui trattati di Versailles.
Un primo passo a cui segue la prima pietra, posata da Vincenzo Lancia e le prime polemiche legate agli aspetti storici e paesaggistici dell’area. Vince però l’esigenza di un circuito che serva a sviluppare le tecnologie e quindi dominare i mercati.
Autodromo di Monza, il tempio della velocità
Il progetto definitivo va in porto con qualche chilometro in meno di asfalto. Un anello di velocità per gli sviluppi sulle prestazioni ed un circuito stradale per studiare le sollecitazioni meccaniche. I due circuiti si integrano e nelle gare verranno percorsi entrambi, incrociando le traiettorie. Tremilacinquecento operai, duecento carri, trenta autocarri e una ferrovia di cinque chilometri con due locomotori e ottanta vagoni per centodieci giorni di cantiere.
Questi i numeri completi, ricordati anche dalla presenza di uno di quei vagoni all’interno del circuito. La prima corsa è del 3 settembre 1922 vinta da una Fiat. L’8 settembre tocca alle moto ed il 10 corre il Gran Premio d’Italia. E’ l’inizio del mito Monza.
Nel 1955 si riprogetta l’anello con due sopraelevate in cemento sostituendo le originali in terrapieno. La velocità stimata passa da 195 kmh a 285 kmh poco prima di perdere d’interesse e lasciata a se stessa. Il circuito stradale intanto scrive la storia dell’automobilismo mondiale.
Da qui passano tutti i campioni e tutte le migliori auto. Qui però ci lasciano in tanti. La ricerca della prestazione lascia il posto agli studi sulla sicurezza ed il circuito viene più volte modificato, con l’aggiunta delle famose chicane, ed altre modifiche, come la variante Ascari che in uscita dal curvone originario perde il controllo della vettura e la vita.
Monza è questo: storia, mito, velocità, tecnologia e memoria. Il tutto si percorre alla media oraria di 257 Kmh confermando di essere il Tempio della Velocità.