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Castello di Cusago, a caccia con Bernabò

Cusago è un antico comune della provincia di Milano situato ad ovest della città, costituito da un nucleo antico sorto intorno al Castello Visconteo e da insediamenti più recenti come il quartiere di Guardamagna e quello di Milano Visconti e la frazione di Monzoro.

Abitato sin dal III-II secolo a.C. Cusago viene citato per la prima volta in un documento del 902 dove viene affermata l’organizzazione feudale del territorio dipendente dal conte di Milano.

Il Castello Visconteo, eretto nel XIV secolo su un sito preesistente, ha svolto un ruolo centrale nella storia di Cusago. Attorno ad esso si è sviluppato un nucleo abitativo che ha dato vita a una piccola corte di campagna. La costruzione della chiesa parrocchiale alla fine del ‘600 ha creato una maestosa piazza di fronte al castello, dove successivamente è stato edificato il palazzo comunale.

All’epoca di Bernabò Visconti (prima) e di Filippo Maria Visconti (poi) il castello era frequentato dall’élite milanese e spesso ospitava personaggi di rilievo. Veniva usato come residenza durante le battute di caccia che si svolgevano nella fitta ed estesa boscaglia che lo circondava. Fu Filippo Maria Visconti a far deviare il Naviglio Grande nel Naviglietto, in zona Gaggiano, per poter raggiungere più comodamente il castello. Durante l’epidemia di peste del 1398, il castello funse da rifugio dalla malattia prima di essere convertito in un lazzaretto.

I tempi d’oro del castello proseguirono con gli Sforza. Lodovico il Moro amava fare sfoggio di questa splendida residenza di campagna per stupire principi e ambasciatori stranieri che, ammirando il castello, si facevano un’idea della ricchezza di tutto il Ducato di Milano.

Il declino di Cusago iniziò con la vendita del castello alla famiglia Stampa di Soncino, che ridimensionò gli sfarzi di corte a favore di uno sviluppo agricolo del feudo. Nel 1809 Napoleone accorpò Assiano e Monzoro sotto Cusago e successivamente Cisliano.  Le modifiche vennero annullate col ritorno degli austriaci e nel 1841 Monzoro divenne una frazione di Cusago.

Nel 1973, Silvio Berlusconi acquistò la proprietà e creò il quartiere residenziale Milano Visconti su parte dei terreni circostanti. Il castello è passato in seguito alla società “Il Castello di Cusago Srl” che oggi sta eseguendo alcuni restauri.

Cusago e i suoi tesori

Cusago è diviso in diverse zone, tra cui il nucleo storico attorno al Castello Visconteo, il quartiere Guardamagna, Milano Visconti e la frazione di Monzoro. La zona confinante con Trezzano è caratterizzata da attività industriali, mentre il territorio mantiene ancora un carattere agricolo, rappresentando uno degli ultimi spazi verdi vicino a Milano.

Lo stemma di Cusago mette in evidenza il Castello Visconteo, e la storia del territorio risale all’antichità, con tracce che risalgono al III-II millennio a.C. Durante il periodo longobardo, Cusago era già un villaggio con una chiesa dedicata a Sant’Agata.

Di fronte al castello si trova come detto la chiesa dei Santi Fermo e Rustico la cui costruzione risale al XVII secolo. Fino al XVII secolo, il villaggio di Cusago non aveva una propria chiesa stabile, ma invece era spiritualmente legato alla Pieve di Cesano Boscone. L’unica struttura religiosa presente sul territorio era una modesta cappella dedicata a Sant’Antonio, che risaliva al XIV secolo. Questa cappella, situata presso il castello e destinata al culto privato dei Visconti, veniva aperta al pubblico solo durante i mesi estivi quando i duchi milanesi si recavano in queste zone per la caccia.

La costruzione della nuova chiesa parrocchiale fu avviata grazie alla visita di Carlo Borromeo nel 1580, ma i lavori iniziarono ufficialmente nel 1602. Tuttavia, il processo di costruzione fu caratterizzato da frequenti interruzioni, il che probabilmente portò al completamento delle mura solo durante la visita vicariale del 1648.

La decorazione interna della chiesa continuò fino alla metà del Novecento e fu curata dall’artista Natale Penati. All’interno della chiesa, le reliquie di un martire di nome Vincenzo (noto come il “corpo santo”) sono oggetto di particolare venerazione. Queste reliquie furono donate al cardinale Ottoboni, poi diventato Papa Alessandro VIII, nel 1685, e provengono dalle catacombe romane. Ogni anno, nel giorno della festa patronale, che cade nella prima domenica di maggio, le reliquie vengono esposte pubblicamente in chiesa.

All’interno della struttura, è possibile ammirare affreschi di grande pregio risalenti all’Ottocento e al Novecento, oltre a un organo originale del 1854, realizzato presso la bottega Carcano. L’altare maggiore della chiesa parrocchiale fu solennemente consacrato solo il 9 maggio 1978.

A Monzoro si trova invece la piccola chiesa di Santa Maria del Bosco. L’edificio rappresenta l’ultimo resto rimasto dell’antica abbazia che un tempo circondava questo luogo sacro e che lo ha caratterizzato per molti secoli.

La costruzione di Santa Maria Rossa risale al 1359, quando fu commissionata dal Generale degli Olivetani, Ippolito da Milano. In seguito, passò sotto il controllo dei monaci Eremitani di Sant’Agostino, che nel XV secolo ristrutturarono l’edificio, trasformandolo in una vera e propria abbazia.

L’architettura della chiesa è semplice ed è caratterizzata da una facciata in mattoni con una struttura a tetto a capanna. La facciata è dotata di due finestre laterali e di un rosone centrale che illumina l’interno della chiesa. All’interno, si trova una sola navata centrale con un piccolo presbiterio di forma quadrangolare. Ancora oggi è possibile ammirare uno degli affreschi originali, raffigurante Cristo e gli evangelisti, situato nel presbiterio.

Annesso alla cascina Robaione si trova l’oratorio dei santi Antonio e Teresa eretto nel 1656 su richiesta della famiglia Ceva, di origini spagnole. Questa costruzione fu un ex voto in ringraziamento per essere scampati all’assedio di Pavia da parte dei francesi.

Nel XVIII secolo, l’oratorio divenne proprietà del conte Giuseppe Imbonati e successivamente, dal 1879, dell’ingegnere Luigi Tarantola. Nel 1904, su desiderio della moglie di quest’ultimo, l’oratorio fu restaurato e fu aggiunto un pronao a colonne, ancora visibile oggi davanti all’ingresso. Durante questo periodo, la famiglia Tarantola ritrovò le lapidi che commemoravano il passaggio del simulacro della Madonna di Caravaggio, motivo per cui furono realizzate nuove copie delle antiche statue, collocate sotto una teca sull’altare, in ricordo delle originali.

All’interno della cappella si possono ammirare due dipinti del XVII secolo raffiguranti Tobiolo e l’angelo, oltre a un Matrimonio della Vergine, probabilmente opera del pittore comasco Francesco Carpano.


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