Magenta, una città ricca di storia e cultura situata a circa 30 km a ovest di Milano, offre ai visitatori una combinazione unica di bellezze naturali, patrimonio storico e artistico. Collocata lungo il corso del Naviglio Grande e all’interno del Parco del Ticino, Magenta è famosa non solo per i suoi paesaggi mozzafiato ma anche per il suo significativo ruolo nella storia italiana.
I primi insediamenti di Magenta risalgono al V secolo a.C. con i Galli Insubri. Successivamente, i Romani occuparono il territorio, costruendo una strada consolare che collegava la pianura padana con la Gallia. Durante il Medioevo, Magenta subì diverse devastazioni, tra cui quella inflitta da Federico Barbarossa nel 1162.
Nel 1310, secondo una leggenda, l’imperatore del Sacro Romano Impero Arrigo VII si fermò a Magenta a causa di una forte nevicata e, grato per l’ospitalità ricevuta, elevò il luogo alla dignità di borgo, istituendo anche un mercato settimanale che si svolge tuttora ogni lunedì.
Nel 1396 Gian Galeazzo Visconti donò gran parte dei possedimenti terrieri locali ai monaci della Certosa di Pavia che, con la loro opera, migliorarono lo sfruttamento agricolo dell’area. Dai Visconti Magenta passò agli Sforza e poi a Carlo V d’ Asburgo. La dominazione asburgica si protrasse per oltre 150 anni. Successivamente, nel 1848, durante la prima guerra d’ indipendenza, le truppe di Carlo Alberto di Savoia occuparono il territorio magentino.
Il 28 settembre 1947 il presidente della Repubblica Italiana Enrico De Nicola elevò Magenta al rango di città.
Magenta e i suoi tesori
Magenta è una città ricca di storia e cultura che ospita un notevole patrimonio architettonico e religioso. Al centro di esso si trova la maestosa Basilica di San Martino, la seconda chiesa più grande della diocesi dopo il Duomo di Milano. La sua costruzione iniziò nel 1893 su progetto di Alfonso Parrocchetti e fu consacrata nel 1903 dal cardinale Andrea Carlo Ferrari.
Notevole è anche la torre campanaria, inaugurata nel 1913 e dotata di otto campane, sostituite nel 1947 dopo essere state rimosse durante la Seconda Guerra Mondiale. La basilica, elevata a Basilica minore da Papa Pio XII nel 1948, è decorata con affreschi del professor Valtorta e del professor Conconi e possiede un prezioso organo realizzato dalla famiglia magentina dei Prestinari.
Il Santuario della Beata Vergine Assunta e Monastero dei Celestini, risalente al XIV secolo, è un altro importante luogo di culto. È famoso per due tavole di Ambrogio da Fossano, detto il Bergognone, e per il campanile con meridiana del XV secolo. La Chiesa dei Santi Rocco e Sebastiano, comunemente conosciuta come Chiesa di San Rocco, con una semplice facciata barocca e una navata coperta da una volta a botte, è oggi anche sede della parrocchia ortodossa di San Nicola.
La Chiesa Parrocchiale di San Giovanni Battista e San Girolamo Emiliani, costruita negli anni ’60 del XX secolo, è caratterizzata da una grande navata centrale e da due piccole navate laterali. Le sue decorazioni includono dodici quadri che rappresentano la vita di San Girolamo Emiliani e un imponente dipinto della Cena di Emmaus sopra l’altare maggiore.
L’Oratorio di San Biagio, citato già nel 1560 e riedificato nel 1636, conserva due tavole di Melchiorre Gherardini e mantiene una tradizione secolare di esporre le reliquie del santo. Adiacente si trova la Cappella “Regina dei Martiri” dell’Istituto delle Madri Canossiane, realizzata nel XIX secolo per permettere alle monache di assistere alla messa.
L’Oratorio di San Francesco, costruito nel 1662, mantiene la sua struttura originale del XVII secolo, con un altare seicentesco e un quadro raffigurante una Madonna con bambino e San Francesco d’Assisi.
Tra le architetture civili, il Palazzo Crivelli Pecchio Martinoni, attualmente sede del municipio, è un esempio di palazzo cittadino del XVII secolo. Villa Crivelli Boisio Beretta, edificata nel XV secolo, è una casa nobiliare che conserva elementi dell’architettura rinascimentale. Palazzo Morandi, costruito nel XVIII secolo, presenta una facciata barocca con ricche stuccature.
Casa Passoni, originariamente residenza dei Padri Celestini, è oggi una palazzina privata che conserva poche tracce del suo aspetto trecentesco. Villa Melzi, risalente al XVI secolo, fu la residenza principale della famiglia Melzi d’Eril fino alla fine del XVIII secolo.
Villa Naj-Oleari, costruita tra il 1897 e il 1902, è un esempio di residenza in stile neorinascimentale con torretta belvedere e affreschi interni. Oggi, la villa ospita la Proloco e le associazioni culturali di Magenta. Casa Giacobbe, risalente al XVII secolo, fu il quartier generale austriaco durante la battaglia del 1859 e conserva i segni degli scontri. Oggi è un centro culturale attivo.
Altri edifici storici includono Casa Boffi Pirogalli, Casa Spreafico Martinoni, Casa Croce Piazza Lombardi, Casa Beretta, Casa Miramonti, Casa Albasino e Casa De Ambrosis, tutti esempi di architettura civile che raccontano l’evoluzione urbanistica di Magenta attraverso i secoli.
A pochi passi dalla linea ferroviaria Milano-Torino, si erge un sacrario dedicato ai caduti della storica battaglia di Magenta. Questa struttura commemorativa, immersa in un vasto parco, è dominata da un imponente obelisco alto 35 metri e largo 8 alla base, con quattro facciate identiche rivolte verso i punti cardinali. Il progetto fu realizzato dall’architetto milanese Giovanni Brocca e i lavori, iniziati nel 1861, vennero completati nel 1872, quando le ossa dei soldati caduti, sparse lungo la linea ferroviaria, furono raccolte e collocate nel sotterraneo del monumento.
L’obelisco si erge su una base in pietra grezza di Moltrasio, conosciuta come pietra nobile, e il suo corpo principale è rivestito di pietra d’Angera, dal caratteristico colore giallognolo. Gli stipiti delle porte, le finestre e i bassorilievi sono in pietra di Viggiù. Su ciascuna delle quattro facciate, un primo bassorilievo presenta emblemi militari, seguito da cinque corone d’alloro con iscrizioni commemorative: “All’esercito francese”, “Vittorio Emanuele II e Napoleone III alleati”, “La riconoscenza e la pietà”, e “Magenta IV Giugno MDCCCLIX”.
Sormontato da una finestrella circolare, l’edificio è coperto di pietra beola. L’ingresso avviene attraverso quattro porte, ciascuna sovrastata da una figura femminile che distribuisce corone d’alloro. All’interno, l’edificio ha la forma di una croce latina, con pareti ricoperte di lapidi di bronzo recanti i nomi dei caduti francesi, inclusi i generali Espinasse e Clér, morti rispettivamente subito dopo la battaglia e durante il combattimento a Pontevecchio.
Queste lapidi furono fuse a Milano e la volta interna rappresenta un cielo stellato. Al centro del pavimento si apre un foro circolare che conduce alla cripta sotterranea, dove le pareti sono tappezzate da ossa umane, tra cui oltre cinquemila teschi. Due scheletri, quello di un ungherese e di uno zuavo francese, giacciono sul pavimento. Una scala interna permette di salire fino alla sommità dell’obelisco, offrendo una vista panoramica sulla città.
Il complesso fu inaugurato nel 1904 da Vittorio Emanuele III, alla presenza delle massime autorità governative e del sindaco di Magenta, il comm. Brocca. Nel 2009, in occasione del 150° anniversario della battaglia, il monumento e il parco circostante furono completamente restaurati.
Il Museo della Battaglia di Magenta, ospitato in Casa Giacobbe e inaugurato il 23 aprile 2012, offre uno spazio espositivo dedicato alla battaglia. La collezione originaria è costituita dagli oggetti trovati dalla famiglia Giacobbe nella propria casa, che fu l’ultimo baluardo austriaco durante lo scontro. Altri oggetti furono raccolti sul campo di battaglia dagli abitanti di Magenta.
Il monumento a Mac Mahon fu ideato dal parroco di Magenta, don Cesare Tragella, e dal sindaco Brocca, in seguito alla morte del generale Mac Mahon. L’opera, realizzata dallo scultore cremonese Luigi Secchi nel 1895, consiste in una statua in bronzo alta tre metri su un piedistallo di pietra di Rezzato, disegnato dall’architetto Luca Beltrami. Alla cerimonia di inaugurazione presenziarono rappresentanze italiane e francesi, inclusi Vittorio Emanuele III di Savoia ed Émile Loubet, che coniarono una medaglia commemorativa dell’evento.
Nel 2009, in occasione del 150° anniversario della battaglia, il monumento a Mac Mahon fu riportato alla sua posizione originaria e restaurato insieme all’ossario e al parco circostante. Il Parco Naturale “La Fagiana” e il cimitero napoleonico, luogo di scontri durante la battaglia del 1859, arricchiscono ulteriormente il patrimonio storico e culturale di Magenta.
Magenta è anche conosciuta come “città della musica“. L’Orchestra Città di Magenta, il Coro Civico, e le storiche bande cittadine come la Fanfara dei Bersaglieri “Nino Garavaglia” e la Maxentia Big Band sono tra le eccellenze musicali della città. Il recente restauro del Teatro Lirico ha rafforzato il ruolo di Magenta come centro culturale, attraendo spettatori da tutta la provincia di Milano.
Magenta è famosa anche per essere la città natale di Santa Gianna Beretta Molla, una figura di grande santità e devozione cristiana. Canonizzata da Papa Giovanni Paolo II nel 2004, Santa Gianna è un esempio di moglie, madre e medico, e la sua vita esemplare attira molti fedeli da tutto il mondo.
Magenta non è solo una città storica ma un vero gioiello della Lombardia, capace di offrire esperienze uniche e profonde ai suoi visitatori. Se stai pianificando una visita, Magenta ti accoglierà con il suo ricco patrimonio, la sua bellezza naturale e la calda ospitalità dei suoi abitanti.