Situata a nord di Milano, Sesto San Giovanni è un comune con una storia ricca e complessa che si intreccia strettamente con quella della capitale lombarda.
Fondato in epoca longobarda, questo comune è sempre stato un punto di riferimento per i paesi circostanti, grazie alla sua importanza legale e amministrativa già affermata nel IX secolo. Il nome deriva dalla distanza in miglia da Milano lungo un’antica strada romana, la Via Aurea, e il suffisso “San Giovanni” si aggiunse nel 1100 per sottolineare la dipendenza dalla Basilica di San Giovanni a Monza.
Durante il Medioevo, la città era conosciuta per la sua importanza strategica, con l’esercito di Martino della Torre che, nel XIII secolo, da qui partì alla volta di Monza per attaccare e vincere Ezzelino da Romano, il quale voleva impadronirsi della Corona Ferrea. La città continuò a svilupparsi, e nel XVIII secolo si trovava sotto la giurisdizione del podestà di Milano.
Sesto San Giovanni e la sua evoluzione
L’ evoluzione urbana e sociale di Sesto San Giovanni è strettamente legata alle dinamiche economiche e industriali che hanno trasformato la regione lombarda nel corso dei secoli. Il cambiamento significativo iniziò nel 1840 con l’apertura delle prime filande, segnando l’inizio di una fase proto-industriale che, alla fine del XIX secolo, impiegava circa 800 persone. Questo periodo vide Sesto San Giovanni evolversi gradualmente da un’economia prevalentemente agricola a un centro manifatturiero emergente.
La vera svolta per Sesto arrivò a cavallo tra il XIX e il XX secolo. Alcuni imprenditori milanesi, come Breda, Camona, Marelli e Spadaccini, decisero di trasferire i loro stabilimenti fuori Milano. Sesto San Giovanni si rivelò una scelta ideale per la disponibilità di ampi spazi, terreni a prezzi competitivi e ottima qualità del suolo, lontano dalle marcite della bassa milanese.
Durante i primi due decenni del Novecento, diverse imprese aprirono a Sesto San Giovanni, tra cui la Breda e lo stabilimento Campari nel 1903, Ercole Marelli, Edizioni Madella, fonderie di ghisa di Attilio Franco e Luigi Balconi, stabilimento delle Pompe Gabbioneta e corderie Luigi Spadaccini nel 1905, e le Acciaierie e Ferriere Lombarde Falck nel 1906. Nel 1910 aprì la Società italiana dei prodotti alimentari Maggi. Le nuove aziende richiedevano una grande quantità di manodopera, che inizialmente veniva reclutata tra i pendolari provenienti dal Lecchese, Comasco, Bresciano e Bergamasco, mentre i tecnici arrivavano da Milano in tram per progettare e studiare i nuovi stabilimenti.
L’industrializzazione portò a un notevole aumento della popolazione: dai 6.952 abitanti del 1901 si passò ai 13.667 nel 1911. Questo incremento demografico favorì lo sviluppo urbanistico della città, con la nascita della “Sesto nuova” tra il 1903 e il 1911, attorno al Rondò, a ovest della ferrovia.
Diversi imprenditori contribuirono significativamente alla crescita urbanistica di Sesto, costruendo abitazioni per operai e impiegati. Ernesto Breda e Luigi Spadaccini edificarono case tra le attuali vie Rovani, Cattaneo e Carducci, mentre la Falck sviluppò il Villaggio Falck, ampliando l’originario villaggio operaio delle fonderie Attilio Franco. Questa tendenza di costruire alloggi per i lavoratori continuò fino al 1940, con diverse imprese come Osva, Gabbioneta ed Ercole Marelli che investirono in stabili abitativi.
Il periodo tra le due guerre mondiali fu caratterizzato da una rapida espansione industriale ed un consolidamento delle imprese, nonostante le difficoltà economiche causate dalla grande depressione del 1929. Durante la Seconda Guerra Mondiale, le condizioni di vita nelle fabbriche diventano particolarmente dure, culminando in scioperi e agitazioni operaie. La militarizzazione del lavoro e la scarsità di beni di prima necessità aggravarono ulteriormente la situazione.
Nel dopoguerra, Sesto San Giovanni affrontò gravi problemi economici e sociali. Le fabbriche, nonostante non avessero subito pesanti bombardamenti, erano in difficoltà a causa della dipendenza dalla produzione bellica. Con il sostegno del Piano Marshall, l’industria locale iniziò una fase di ricostruzione, rinnovando impianti e macchinari e diversificando la produzione.
In periodo del boom economico l’industria sestese vide una forte crescita, con un aumento della produzione e l’introduzione di beni di consumo di massa. Sesto San Giovanni guadagnò la fama di “città delle fabbriche” o “piccola Manchester“. Tuttavia, dagli anni ’70, le crisi energetiche e della siderurgia mondiale portarono a una riduzione del personale e a piani di ristrutturazione aziendale, segnando l’inizio di un declino industriale.
Negli anni ’80, le grandi imprese di Sesto San Giovanni iniziarono a chiudere. Nel 1983 chiuse la Ercole Marelli, seguita dalla Magneti Marelli nel 1984. Breda e Falck affrontarono difficoltà nei loro settori e negli anni ’90 anche queste due storiche imprese cessarono le attività produttive.
Questa fase di difficoltà avviò un processo di trasformazione urbana. Le vaste aree ex-industriali vennero riconvertite in spazi destinati al terziario avanzato e alla cultura. Questo processo ha visto la partecipazione di importanti architetti, tra cui Renzo Piano, e ha portato alla creazione di nuove infrastrutture e servizi per i cittadini. Negli anni ’90 molte aziende nazionali e internazionali, come Alitalia, Oracle, Wind, Epson, ABB e Alstom, hanno scelto la città per insediare le loro sedi o filiali.
Sesto San Giovanni, scopriamo la città
Nonostante la sua connotazione industriale, Sesto San Giovanni vanta un ricco patrimonio culturale e architettonico. Tra le ville storiche figurano Villa Mylius attualmente sede dell’ISEC, Villa Visconti d’Aragona, oggi sede della biblioteca centrale, Villa Puricelli Guerra, prima filanda di Sesto, Villa Campari, Villa Torretta, Villa Pelucca e Villa Zorn, ognuna delle quali testimonia l’importanza culturale del territorio. Le chiese e i monumenti come la Basilica di Santo Stefano e il Monumento alla Resistenza, ne custodiscono invece l’eredità storica.
A testimoniare il passato più recente ci sono il villaggio Falck, dall’impronta tipicamente industriale, e la sede storica della Campari che, oltre ad ospitare gli uffici amministrativi, ha una parte adibita ad area residenziale. Della vecchia fabbrica è rimasta solo una parte che ospita il Museo di Impresa. A Sesto sono presenti altri musei e archivi, fra questi spicca l’Archivio Giovanni Sacchi, dedicato al design italiano.
Nel parco archeologico industriale dell’ex Breda Siderurgica sorge il Carroponte, una gabbia metallica degli anni ’30 trasformata in una delle più grandi arene concerti della Lombardia che dalla sua apertura ha ospitato e continua ad ospitare migliaia di artisti da tutto il mondo.
Sesto San Giovanni, da sempre legato al suo passato industriale e alle lotte operaie, oggi guarda al futuro con un volto nuovo. La città si è trasformata da polo industriale a centro del terziario e della cultura, un esempio di come una comunità possa rigenerarsi e prosperare nonostante le sfide. Questo percorso di rinascita rappresenta un modello di resilienza e adattabilità, offrendo una nuova identità e nuove opportunità per le generazioni future.