Non ci resta che ricominciare

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Ci siamo, manca poco. Da lunedì 18 maggio, e da lì in avanti, quello che per oltre due mesi abbiamo immaginato, tornerà ad essere la nostra realtà. O quasi.

Lunedì riapriranno quasi tutti i negozi, potremo andare in giro senza autocertificazione, poi poco più avanti saranno nuovamente consentiti spostamenti tra le regioni e con i primi di giugno, un paio di settimane, si potrà anche girare in Europa.

Certo, se il cosa ci è ogni giorno sempre più chiaro, il come è ancora un po’ oscuro. Stamattina si legge per esempio che dai 250 mila metri di distanza tra le sdraio passeremo ad uno solo. O forse due? E che distanza ci sarà tra i tavoli del bar e del ristorante? Vi confesso che evito di leggere: vedrò poi e cercherò di capire.

Ma questa non è la sola differenza che troveremo da lunedì: ovviamente le persone che incontreremo avranno tutte la mascherina. Chi usa e getta e chi griffata, ma il concetto non cambia. Poi ci sarà qualcuno che i guanti li terrà sempre… ma tra poco arriverà il caldo, quello vero e sarà dura… anche con la mascherina!

Ci si saluterà alzando un po’ di più la voce, dandosi il gomito e rimandando baci ed abbracci. Forse qualcuno di noi starà un po’ più alla larga, prendendo molto seriamente il concetto di stanziamento sociale. Altri invece cercheranno di venire il più vicino possibile perchè “...sono tre mesi che non ci si incrocia!“.

Quel che è certo, è che almeno per i primi giorni o le prime settimane, a seconda dei casi, sarà strano. Tutto ci sembrerà uguale ma allo stesso tempo diverso. La città è rimasta ferma in questi mesi: non troveremo la linea 4 pronta o le impalcature miracolosamente smontate in quel palazzo che ricordavamo aveva appena iniziato i lavori di restauro.

Noi siamo un po’ cambiati. Chi di meno chi di più. Ognuno di noi ha vissuto questo lockdown in modo unico, nonostante fosse uguale quasi per tutti. Ed ognuno di noi ha perso qualcosa. Certo, nulla che possa essere paragonato a coloro che hanno perso la vita o la salute. E certamente anche per chi ha perso una persona cara.

Ma le singole realtà sono davvero tantissime: c’è chi ha perso per tre mesi la possibilità di vedere i genitori, la fidanzata, i figli, per fare solo alcuni esempi, senza entrare nel merito economico-lavorativo.

E’ come se per alcuni versi si abbia la sensazione di aver perso del tempo. Ma in fondo, un po’ tanto in fondo, io personalmente non credo sia del tutto così. Il tempo, che è passato alla stessa velocità di sempre, con o senza covid, potrà aver permesso ad alcuni di noi di poter avere maggior consapevolezza di se stesso. Di capire cose che altrimenti sarebbero state di gestazione più lunga e forse anche complicato.

In altre parole, ha dato modo di riflettere. Potrebbe sembrare “roba da poco” lo ammetto. Di fronte a tutto quello che è successo dire di aver avuto più tempo per riflettere potrebbe apparire come una grossa stupidata. Ma non credo sia proprio così. Ho tanti esempi, vissuti direttamente, che mi dimostrano il contrario.

Ma ancora una volta e soprattutto in questo periodo, ogni storia va da sè. Quel che conta, così come scritto all’inizio di questo lungo pensiero, è che si riparte. C’è chi sarà felice, chi preoccupato, chi teso, chi entusiasta, chi ansioso. Chi si ritroverà con i colleghi ed amici, chi rivedrà il barista sotto casa, chi tornerà a prendere il suo panino preferito e chi si butterà a farsi una vasca in Vittorio Emanuele. E ci sarà chi si troverà un po’ più solo, che non avrà voglia di passeggiare che troverà ancora chiuso il suo bar preferito e che quel panino, proprio quello, non lo potrà più mangiare.

Insomma un lunedì mattina. Il primo lunedì mattina dopo tanti mesi. Non ci resta che ricominciare.

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