La prima impressione? Fa schifo. Senza se e senza ma.
Ho scritto centinaia di volte, ho risposto a commenti, l’ho detto in tutte le occasioni possibili: con Milanodavedere cerco di mostrare quello che il nome suggerisce: le cose belle che a mio avviso devono essere conosciute. Non vivo con il paraocchi, ma non è mio compito, almeno qui, raccontare ciò che non va: ci sono tante cose evidentemente da migliorare, ma ho sempre lasciato ad altri il compito di raccontarle.
Oggi farò una eccezione. Perché di fronte a quanto ho rivisto ieri non riesco a tenere a freno le dita sulla tastiera.
Ieri ho partecipato all’Urban Plogging organizzato da Centrale District: due ore per le piazze e vie a ridosso della Stazione Centrale armati di guanti, pinze e sacchetti. Una iniziativa a cui hanno partecipato diverse persone, ovviamente tutti volontari, con l’idea di dare una mano a rendere Milano ancora più bella.
Chi mi segue sa che nel corso degli anni ho partecipato a diverse occasioni come questa. E sempre con lo stesso pensiero: dare una mano per rendere migliore la mia città non è un sacrificio, anzi! Ed ho sempre raccontato queste giornate mostrando il dopo, per far vedere che è una cosa che si può fare e, ve lo assicuro, ci si diverte anche!
La prima impressione? Fa schifo!
Quello che ho visto ieri però, va oltre. Nonostante abbia visto sui volti dei volontari quella voglia di sistemare, pulire, raccogliere schifezze qua e là, era evidente che qualcosa non andava. E, non che ce ne fosse bisogno, troppe davvero le persone che mi hanno fermato chiedendomi perché la situazione in stazione è quella che si vede. E vi assicuro, non sono bastati i tanti “grazie per quello che fate”, per togliermi lo sconforto.
La Stazione Centrale è il punto di arrivo per migliaia di persone. So di non dire nulla che la maggior parte di voi già sa, ma l’impatto che una persona ha appena esce della stazione è terribile. Lo ridico: TERRIBILE. Una situazione che va al di là della comprensione. Ho ripreso i volontari che pulivano appena al di fuori della stazione e non c’è stato un punto, dico uno, nel quale fosse possibile stare fermo, senza venire avvolti da un odore nauseabondo.
Non c’è un pezzo di verde che non sia stracolmo di ogni genere di rifiuto, carta, plastica o più generici rifiuti organici. Non c’è una fontana che non abbia al posto dell’acqua qualsiasi altro genere di robaccia.
Nella piazza c’erano turisti di passaggio, gruppi che giravano, ragazzi che usavano lo skeateboard, mentre altri dormivano nei giardini, lungo i muretti, sotto gli alberi. C’era chi girava con bottiglie di vino, chi le rompeva per terra. Gente che litigava, che vomitava. Non un angolo che non fosse sporco, con robaccia di ogni tipo, rifiuti e molte cose erano danneggiate.
Le forze dell’ordine? Esercito in mezzo alla piazza e ho avuto modi incrociare almeno 6 poliziotti. E vi dico la verità: mi sono messo nei loro panni, ho provato ad immaginare lo sconforto che possono provare nell’essere lì senza, così credo, poter far nulla se non intervenire nei casi più gravi.
Ora: la stazione Centrale è il punto di ingresso per Milano. Milano lo è, spesso, per l’Italia. Provate ad immaginare quale può essere la prima impressione che una persona ha, pochi minuti dopo essere sceso dal treno?
Provo un senso di vergogna. Profondo. Mi rimbalza nella testa la frase che un signore mi ha detto prima di andarsene brontolando: “..ma cosa state facendo? Non capite che è inutile?”.
Già, potrebbe in effetti sembrare inutile. Sabato abbiamo pulito, è passato un giorno, come sarà la fontana che abbiamo svuotato? Ed i giardinetti ai lati della stazione?
Sembrerebbe inutile, ma non lo è: la perseveranza di chi vuole una città migliore, ne sono convinto, alla fine vincerà. E’ però indubbio che in casi come questi sia necessario un aiuto. Dall’alto. No, non così in alto. Diciamo che basterebbe una mano da chi ha la possibilità di cambiare le cose.
Il fatto è che alcune di queste cose devono essere viste con i propri occhi. Bisogna toccare con mano, come abbiamo fatto noi, quella che è la situazione. E poi decidere il da farsi. Non bastano i sentito dire o i “report” che si ricevano sulla scrivania. Bisogna passare, guardare, organizzarsi ed agire. Non sarà facile, ma non servono miracoli.
In fin dei conti siamo Milano. E’ ora di agire!