Giuseppe Spinelli fu Podestà di Milano tra il settembre 1944 e il gennaio del 1945. Succedette a Piero Parini dopo la breve parentesi di Guido Andreoni che ricoprì la carica per soli quattro mesi, da maggio a settembre del ’44.
Originario di Cremona dove nacque il 21 novembre 1908 cominciò a lavorare come linotipista in un’azienda tipografica locale. Entrato nel Partito Fascista Repubblicano nell’autunno del 1943 diventò Segretario provinciale del sindacato lavoratori dell’industria meneghina e del suo hinterland.
La sua figura emerse per la sua spiccata capacità di gestire bene le esigenze di tutti i settori che a lui facevano a capo. Benito Mussolini apprezzò la sua trasversalità e decise di nominarlo Podestà di Milano nel settembre del ’44 e di metterlo alla guida del Ministero del Lavoro della Repubblica Sociale Italiana.
Giuseppe Spinelli: un occhio di riguardo all’economia
Giuseppe Spinelli portò avanti una politica improntata sulla socializzazione dell’economia in cui la proprietà dei mezzi di produzione (intesi come prodotto finito che grazie al lavoro manuale del lavoratore acquistava un valore aggiunto) veniva trasformata da capitalistica a partecipata con i lavoratori impiegati nell’azienda.
Giuseppe Spinelli portò avanti il suo progetto di socializzazione fino alla sconfitta della Repubblica di Salò dopodiché si rifugiò in Argentina dove per alcuni anni tornò a fare il tipografo.
Nel 1953 prese le redini della Federazione delle associazioni italiane in Argentina e, distintosi ancora una volta per le sue capacità, venne eletto responsabile del dipartimento dell’immigrazione della Armada de la Republica Argentina ossia della marina militare sotto il governo di Peròn.
Quando nel 1955 Juan Domingo Peròn venne deposto da un golpe militare Giuseppe Spinelli si rifugiò in Messico. Successivamente tornò in Italia dove venne eletto in un primo momento Direttore Generale delle Officine Cremonesi Impianti Molitori e poi Consigliere Delegato della stessa azienda.
Giuseppe Spinelli morì a Cremona il 17 gennaio 1987.