Simone Lunghi a Milano lo conoscono un po’ tutti. Magari non per nome, ma in città la storia di questo ragazzo che recupera le biciclette dal Naviglio Grande piace ed affascina. Sarebbe però troppo riduttivo definirlo il netturbino del naviglio.
Nato a Vigevano e diplomato all’Isef, Simone pratica da sempre gli sport d’acqua e da sempre coltiva il suo lato eccentrico. A Milano arriva nel 2000, dopo un periodo trascorso negli Stati Uniti come personal trainer.
Difficile pensarlo vestito borghese, che gira in auto e abita in centro, ma anche questo è stato Simone Lunghi, prima che la vita lo portasse a cambiare pelle e a riscoprirsi più umano e più vero.
Simone Lunghi era uno di quelli a cui se chiedevi cosa ne pensasse di muoversi in bici per la città, ti rispondeva che Milano non era fatta per essere girata in bici. E poi succede che un giorno inizia ad usarla e conosce quelli di Critical Mass. Però lui ha la sua testa e inizia a lanciare attraverso i social chiamate per ciclisti notturni che vogliano girare la città insieme a lui. E così inizia a fare giri serali con cinquanta e più persone. Ne scrivono anche sui giornali.
Simone Lunghi: Milano città d’acqua. Sognando Milano
Simone è passato dalla mobilità passiva (quella in auto) a quella attiva. E inizia a scoprire realmente la città. Girandola in bici incontra persone speciali, diverse, che passano inosservate a chi chiuso dentro la propria auto vive gli spostamenti per Milano con ansia e frustrazione. Fortunato ad avere un lavoro che ama, quello come insegnante di canoa alla Canottieri San Cristoforo, che ha come ufficio l’acqua del Naviglio Grande vista San Cristoforo.
La sua idea di Milano vista dall’acqua è quella di una città senza auto, senza gas di scarico che inquinano, senza il rumore dei clacson. Simone Lunghi è l’incarnazione perfetta di cosa significa cambiare realmente pelle e scegliere di diventare una persona diversa, un cittadino consapevole che tiene alla bellezza e alla pulizia della città. Un uomo green, che vive senza auto e muovendosi in città con la bici o con i roller in estate ed in inverno, incurante del tempo e della temperatura.
Si potrebbe definire un sognatore d’altri tempi, ma a mio avviso è solo un precursore di quella che sarà la mobilità di domani, quando ripuliti da sessant’anni di marketing industriale, ritroveremo l’essenza di quel che siamo anche nel modo in cui gestiremo gli spostamenti in città.
E forse Milano a quel punto avrà riaperto parte dei suoi navigli e sarà tornata ad essere una città d’acqua.